Brunetta: «Il Pd ha iniziato a fare marcia indietro»
Lufficio di presidenza della Giunta per limmunità del Senato, che si è riunito ieri alle 13.30 dopo il precedente rinvio, si è chiuso ancora una volta senza un accordo sul calendario dei lavori per lesame dellipotesi di decadenza dalla carica parlamentare di Silvio Berlusconi. Dopo una prima richiesta avanzata dal Pdl di portare a fine mese la votazione finale sulla relazione Augello, che propone di convalidare lelezione di Berlusconi nonostante la condanna per frode fiscale, secondo lazzurro Giacomo Caliendo «stiamo discutendo se votare mercoledì o giovedì della prossima settimana, si sono irrigiditi su questo: è incredibile». Fuochi incrociati, con Stefania Pezzopane del Pd che ha accusato invece il Pdl di «non aver lintenzione di arrivare alla conclusione di questa prima fase» ed ha ricordato che dopo la prevedibile bocciatura della proposta Augello «si apre una seconda fase, quella della contestazione» della posizione del leader del Pdl. In ogni caso, ha aggiunto, «se cè volontà di accordo si vedrà domani (oggi, ndr) in Giunta. Non possiamo venir meno a quello che dice la legge Severino, che parla di immediata deliberazione». Nella mattinata di ieri, invece, sembrava si intravedesse una tregua. Il capogruppo Pdl alla Camera dei Deputati Renato Brunetta aveva commentato: «Il Pd evidentemente si è accorto di aver sbagliato, laccelerazione era sbagliata. Pensare la decadenza del senatore Berlusconi in 24 ore era follia pura. Evidentemente qualcuno se ne è accorto e qualcuno ha frenato il Partito democratico. Penso, molto probabilmente, anche se non lo so con esattezza, il Colle più alto. Il Partito democratico – ha sottolineato ancora lex ministro – ha fatto marcia indietro e si è diffuso un po di buon senso, solo un po di buon senso. Loro insistono a dire, senza se e senza ma, che la decadenza debba essere decisa e al più presto e sul più presto sono anche daccordo, perché questa incertezza deve finire. Noi siamo dellavviso che lapplicazione della legge Severino sia incostituzionale, che non si può applicare la legge Severino in forma retroattiva, e chiediamo che sia la Corte Costituzionale oppure la Corte del Lussemburgo a decidere. Metà Paese la pensa così, metà dei costituzionalisti la pensano così, i dubbi sono chiarissimi da questo punto di vista. Non capisco – conclude Brunetta – perché il Partito democratico, alleato di maggioranza, insista in questa posizione se non per ragioni politiche».