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Le sfide dei Campioni


Troppi giocatori al Mundial, niente ritiro estivo

Una donna per mister


Helena Costa allenerà i maschi

Sarà una donna a guidare il Clermont, club tredicesimo in classifica nella Ligue 2, la seconda serie francese. Helena Costa, 36enne, con precedenti esperienze con la nazionale femminile iraniana ed in Qatar, prenderà il posto di Regis Brouard. «Questa nomina deve portare il club in una nuova era», scrive il Clermont in un comunicato. Non è la prima volta che una donna guida una squadra maschile. In Italia era già successo nel 1999 quando la grande calciatrice Carolina Morace, che aveva concluso la sua straordinaria carriare proprio a Modena, divenne allenatrice della Viterbese, allora militante in serie C1. Morace restò in sella solo due settimane. Lasciò dopo essere entrata in dissidio con il vulcanico patron Luciano Gaucci che aveva licenziato la sua vice Elisabetta Bavagnoli, affiancandole un vice maschio.

Le scelte di Van Basten


Donadoni tecnico, Balo fuoriclasse

«Donadoni sarebbe la mia scelta, anche se Inzaghi è un allenatore con tanto talento. Ma se uno ha talento devi capirlo e dargli possibilità di agire con più tempo a disposizione». Così il tecnico dell’Heerenveen ed ex stella del Milan Marco Van Basten ai microfoni di Sky Sport ha parlato del momento che sta attraversando il club rossonero, aggiungendo di non condividere la scelta fatta di puntare su Clarence Seedorf. «Essere allenatore o calciatore è una bella differenza, da tecnico devi parlare, guidare e comandare. Da calciatore giochi e basta, come disciplina è un’altra cosa – ha rivelato l’ex attaccante olandese – In una situazione non facile, se avessi potuto avrei scelto un allenatore con più esperienza, ma non vuol dire che sia la scelta giusta, ogni volta bisogna aspettare». Van Basten ha parlato anche di Mario Balotelli. «E’ un buon giocatore, sa fare la differenza, per me è una questione di mentalità – ha evidenziato l’attuale tecnico dell’Heerenveen, che ha chiuso al quinto posto nell’Eredivisie ed ora è ai playoff per accedere all’Europa League – Se lui veramente ha voglia di essere un grande giocatore deve giocare ogni partita volendo essere il migliore. E’ un fuoriclasse, ma può diventare un campione». No comment invece dell’ad del Milan Adriano Galliani sul futuro di Clarence Seedorf. Galliani ha preferito invece parlare delle ultime partite del campionato, decisive per l’ingresso della sua squadra in Europa League. «E’ chiaro ed evidente che dipende da noi e dagli altri. Ci sono dei confronti diretti ma noi dobbiamo fare sei punti. Per capire chi andrà in Europa League, più di Inter-Lazio è fondamentale Torino-Parma. Il Parma ha gli stessi nostri punti ma è in vantaggio negli scontri diretti, mentre con le altre squadre siamo alla pari in caso di arrivo con gli stessi punti. Se qualcuno di quelli che abbiamo davanti fa sei punti sarà difficile”.

Casa della salute “Cimone”, sabato si parte


Nuovi ambulatori e 15 posti letto per Fanano, Sestola e Montecreto

FANANO – Sarà a Fanano, ma servirà anche i territori di Sestola e Montecreto la nuova Casa della salute “Cimone” che sarà inaugurata sabato mattina alle 10. Si tratta di un bacino di utenza di circa settemila persone. Tra le novità più qualificanti inserite nell’organizzazione della nuova struttura che sorge in via Sabattini 31, ci sono i nuovi ambulatori dei Medici di Medicina Generale e i 15 posti letto a gestione infermieristica dell’ospedale di Comunità. All’inaugurazione parteciperanno, tra gli altri il sindaco di Fanano, Lorenzo Lugli, Marco Bonucchi, sindaco di Sestola, Maurizio Cadegiani, sindaco di Montecreto, Romano Canovi, presidente dell’Unione Comuni del Frignano, Mariella Martini, direttore generale dell’Azienda Usl di Modena e Maria Pia Biondi, direttore del Distretto sanitario di Pavullo, insieme alle associazioni di volontariato del territorio. L’anno scorso, al momento della presentazione del progetto, in molti tirarono un sospiro di sollievo vedendosi allontare lo spettro di una riduzione dei servizi socio assistenziali nella montagna. Ma altri invece lanciarono l’allarme: è una mossa per depotenziare l’emergenza urgenza. All’epoca la Biondi cercò di ogni modo di rassicurare la comunità di Fanano, Sestola e Montecreto. «Il punto di primo intervento non chiuderà, ma sarà inserito nella Casa della salute. Ci sarà un’ambulanza in pronta partenza 24 ore su 24 con un autista soccorritore e gli infermieri del 118, mentre per i codici rossi saliranno sull’ambulanza i medici di medicina generale e le guardie mediche. Inoltre ci saranno medici specialisti, ambulatorio infermieristico, assistente sociale e assistenza infermieristica domiciliare». Il problema dei presidi sanitari è particolarmente sentito dalle comunità montane, visto che il capoluogo è lontano e le strade spesso sono dissestate. Storia recente è quella inerente al presidio di Vignola, sul quale potrebbe abbattersi la scure della regione con una razionalizzazione dei servizi e dei costi. Per la montagna, in un’accesa assemblea il 6 febbraio scorso, intervenne il sindaco di Zocca. «Ci opporremo alla riduzione o peggio ancora alla chiusura del presidio ospedaliero di Vignola – spiegò Balugani -. Il rischio che deriverebbe dalla chiusura del pronto soccorso sarebbe elevatissimo, verrebbe a mancare un filtro tra la popolazione e il policlinico e Baggiovara». Il primo cittadino fece infatti notare che nel caso in cui venisse chiuso il presidio, tutti i cittadini che hanno bisogno in caso di urgenza, dovrebbero rivolgersi a Modena con il serio rischio di ingolfare anche il policlinico o Baggiovara. Senza contare poi il disagio non indifferente per la popolazione anziana. Zocca infatti dista più di 50 km da Modena.

Interventi della Provincia


Dissesto idrogeologico

Frane, riaperte 2 strade «Ma servono altri soldi»


Sistemati tratti a Guiglia e Zocca

Sono terminati a Guiglia i lavori di sistemazione su un tratto franato della strada provinciale 26 vicino a Samone; attualmente sul tratto in questione si circola di nuovo a doppio senso. In un altro tratto franato della stessa arteria, tra le località di Ponte Samone e Samone, buona parte dei lavori è stato eseguita, ma si circola tuttora a senso unico alternato, in vista del completamento della manutenzione del fondo stradale nelle prossime settimane. Il punto della situazione sulla strada è stato illustrato nei giorni scorsi da Egidio Pagani, assessore provinciale alle Infrastrutture, rispondendo in Consiglio provinciale a una interpellanza presentata da Livio Degliesposti (Lega Nord) che ha sottolineato la gravità della situazione e riportato le preoccupazioni dei cittadini, soprattutto di Samone, per il rischio di chiusura di un’arteria così importante. «In un tratto franato – ha precisato Pagani – è stata realizzata un’opera di sostegno a valle per ridurre gli effetti della frana, nell’altra è stata realizzata un’opera di sostegno in pali per contenere il cedimento della scarpata. Complessivamente abbiamo speso finora oltre 160 mila euro. Ora dobbiamo completare i lavori ma, in ogni caso – ha rassicurato Pagani – non ci sono al momento rischi di chiusura». Per quanto riguarda un terzo tratto franato sulla provinciale 26 all’incrocio con la provinciale 623, dove tuttora si circola a senso unico alternato, Pagani ha sottolineato che un primo intervento è stato eseguito, scongiurando la chiusura dell’arteria, ma per completare i lavori serve un investimento rilevante pari a circa 250 mila euro, per il quale la Provincia ha chiesto un cofinanziamento alla Regione. La settimana scorsa la Regione ha annunciato che per l’Appennino modenese arriveranno circa 730mila euro e saranno destinati alla messa in sicurezza di strade e versanti danneggiati da frane e dissesti idreogeologici in genere. «La Regione – spiegarono i consiglieri Serri e Vecchi del Pd – continua ad investire per ridurre i disagi dei cittadini che abitano in zone montane e per garantire loro gli stessi diritti di chi vive in pianura». Grazie a quest’ultima decisione della giunta dunque all’Unione del Distretto Ceramico andranno 147.326,46 euro, all’Unione del Frignano andranno 460.570,09 euro, mentre all’Unione Terre di Castelli saranno destinati 124.174,56 euro.

Riforma Senato: governo sotto sull’Odg, poi il sì al testo base


Una giornata convulsa, il concreto timore di una crisi, la salvezza grazie al voto degli azzurri

Il governo ha strappato il sì al testo base sulla riforma del Senato, dopo un’estenuante giornata della quale, fino all’ultimo momento, in tarda serata, non è stato possibile prevedere il finale. «Riforma del Senato. Approvato il testo base del governo. Molto bene, non era facile. La palude non ci blocca! E’ proprio #lavoltabuona», twittava ieri Renzi, sollevato, dopo aver seriamente rischiato la crisi di governo. Nella serata di martedì la commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama ha infatti approvato per un solo voto (15 sì) l’ordine del giorno di Roberto Calderoli che prevede senatori eletti in ogni regione. Di conseguenza, non è stato più presentato il documento di Anna Finocchiaro su un Senato non elettivo, perché incompatibile. Alla disfatta della maggioranza ha contribuito il no di Mario Mauro, dei Popolari per l’Italia, e l’assenza di Corradino Mineo (Pd), uno dei firmatari del ddl Chiti. Tuttavia, mezz’ora dopo, è seguita un’ulteriore svolta. Silvio Berlusconi ha deciso di indirizzare i suoi sul testo base, che è passato così solo grazie all’ok di alcuni membri di Forza Italia. Dopo le 22.30, la Commissione ha adottato il testo base, come voluto dalla maggioranza, con 17 sì. Insieme a Renzi esulta il ministro Maria Elena Boschi, delle cui possibili dimissioni si era sentito parlare in giornata. Circostanza smentita, e ribaltata da un successo, o per meglio dire un salvataggio, forse quasi insperato. «Noi abbiamo vinto, il governo ha perso», insisite Roberto Calderoli, il cui odg prevede una riscrittura sostanziale del testo base nei suoi elementi fondanti. «Sulle riforma partiamo dal testo base, con l’ordine del giorno che recepisce le nostre proposte – spiega Giovanni Toti (FI) -. Con un buon lavoro sugli emendamenti e della Commissione affari costituzionali si arriverà a una riforma condivisa».

«L’arte non è di sinistra, basta luoghi comuni» Berlusconi lancia il dipartimento Cultura di FI


«La Rai fa pubblicità alla mafia, Mediaset promuove l’Italia»

«Presentiamo oggi un dipartimento da cui da tempo sentivo la mancanza, un dipartimento che riguarda la cultura». Così Silvio Berlusconi, nel corso di una conferenza stampa presso la sede del partito per la presentazione del dipartimento Cultura, insieme al responsabile Edoardo Sylos Labini. L’ex premier ha ricordato «quel luogo comune odioso per noi liberali, in base al quale un artista vero deve per forza essere di sinistra. Questo luogo comune risiede anche nella colpa di chi sta a destra, di chi è liberale». A questo proposito, Berlusconi ha chiarito: «La sinistra ha sempre perseguito la teoria gramsciana della conquista delle cosiddette case matte del potere, ha conquistato il mondo della cultura e ha applicato questo sistema in modo professionale mettendo i suoi uomini nella scuola, università, case editrici, nei giornali, nella televisione pubblica, e nella magistratura». «Per la verità – ha aggiunto – io non mi dò delle colpe, ho fatto la mia parte. Io sono il primo imprenditore culturale d’Italia. Non si tratta di fare pubblicità alla mafia come fa la tv pubblica, noi questo non lo facciamo, noi facciamo fiction per promuovere l’Italia». Berlusconi ha spiegato che «essendo stato al governo avrei potuto intervenire un po’ più da vicino sulle imprese che si occupano di cultura, e che muovono 80 miliardi del nostro Pil. Credo che bisogna avere il coraggio di detassare queste imprese. Infatti – ha continuato il Cav – la cultura aumenta la creatività, la creatività stimola l’economia, l’economia produce posti di lavoro». Infine, una digressione sulla successione a capo del partito. Se Marina dovesse «decidere di scendere in campo per rispondere agli attacchi subiti da suo padre, io sarò il primo a dirle che non deve farlo. Marina ha un’energia straordinaria e lo si vede come guida le aziende, ma da padre non vedo come una cosa positiva l’ingresso in questa politica».

Scintille


Maggioranza in bilico

Decreto sul lavoro, passa la fiducia


Maxiemendamento blindato, ora parola alla Camera Caos a Palazzo Madama, Cinque stelle ammanettati

Via libera dell’aula del Senato alla questione di fiducia posta dal governo sul decreto lavoro con 158 sì, 122 no e nessun astenuto. Hanno votato 280 senatori su 281 presenti. La maggioranza era fissata a quota 141. Il provvedimento ritorna ora alla Camera in terza lettura. Questi i numeri di un’altra giornata dal clima rovente. I senatori del Movimento 5 stelle si sono incatenati nell’aula di palazzo Madama in segno di protesta contro il decreto, indossando una maglietta bianca con la scritta «Schiavi mai». La protesta è durata alcuni minuti e ha richiesto la sospensione dei lavori dell’aula per due volte. «Sospendo e vado a cercare il fabbro e vi assicuro che alla ripresa non ci sarete più», ha replicato il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, rivolgendosi ai senatori del Movimento 5 stelle ammanettati tra loro. Anche da Sel è arrivata una manifestazione di dissenso con cartelli con su scritto: «Una riforma moderna: la nuova schiavitù» e «L’Italia era una Repubblica democratica fondata sul lavoro». Duri i commenti dei grillini: «Il ministro Boschi arriva inaspettatamente in aula per presentare, in barba a tutto il lavoro svolto in commissione e in Parlamento, un maxiemendamento su cui il governo chiederà la fiducia sul Job Act rinominato ‘Precari Act’: significa che il lavoro fatto da tutti i nostri portavoce in Senato verrà buttato nel ‘wc’ come se nulla fosse», ha dichiarato il capogruppo Maurizio Buccarella. Il testo del decreto su cui il governo ha posto la fiducia sarà composto dal dispositivo licenziato dalla Camera emendato con le modifiche approvate dalla commissione Lavoro. I nove emendamenti su cui la commissione presieduta da Maurizio Sacconi ha espresso parere favorevole, otto del governo e uno del Movimento cinque stelle, confluiranno in un unico maxi-emendamento. Si tratta di un testo che introduce diverse novità, come le elevate penali, ma non l’assunzione obbligatoria, per chi sfora il tetto del 20% dei dipendenti a tempo determinato, nuove norme sull’apprendistato e il limite di rinnovo di 5 contratti a tempo determinato nell’arco di 3 anni. «Un altro voto di fiducia e un altro testo inadeguato. Un altro strappo e un’altra improvvisazione. Un’altra promessa non mantenuta», afferma la senatrice Anna Maria Bernini, vice presidente vicario di Forza Italia a Palazzo Madama, che aggiunge che «il decreto lavoro emendato in Commissione è frutto di un compromesso al ribasso su un progetto che partiva insufficiente e che invece di ridare la speranza, la toglie a chi non trova lavoro e a chi l’ha perso. Un provvedimento inutile e controproducente, specchio dello strapotere della Cgil nel Pd e della incongruità di Matteo Renzi rispetto al suo compito e alle aspettative che pensava di generare».

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