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STORIE DALLA PENISOLA


    Le facce dimenticate della grande crisi

    Arrestato il re dei viaggi truffa Il romeno fermato a Roma Vendeva case di villeggiatura già prenotate


      I Carabinieri della Tenenza di Ardea Un cittadino romeno di 28 anni, T.V.L., è stato arrestato dai carabinieri di Ardea, vicino Roma, in esecuzione di un mandato di cattura internazionale emesso dalle autorità romene nel 2012. L`uomo, in Italia ormai da diversi mesi, cambiava continuamente dimora rendendo difficile le ricerche; i Carabinieri di Ardea lo hanno rintracciato all`interno di un capannone industriale verificandone la sua reale identità attraverso le operazioni di foto-segnalamento. L`uomo è stato condannato a quasi 4 anni di reclusione dall`autorità giudiziaria romena per frode, reato commesso nei mesi di ottobre e novembre del 2010 nella città di Ploiest. In qualità di amministratore di una società che organizzava viaggi, in quel periodo, attraverso un annuncio pubblicato su internet, stipulava con diversi clienti numerosi contratti commerciali riguardanti l`affitto di una villa all`interno di un resort dislocato in una località turistica montana. I clienti, dopo aver pagato il prezzo per il contratto di affitto per il periodo delle vacanze invernali, una volta sul posto verificavano che la villa era stata già affittata ad altre persone. L`uomo, al termine di tutti gli adempimenti, è stato condotto presso la casa Circondariale di Velletri in attesa di tutte le operazioni per la successiva estradizione.

      Padova, 48enne senza un lavoro da un anno dorme sotto il Comune


        Nicola, ex piastrellista, viene da Bari ed è malato

        Guardando dentro la crisi, quella crisi di cui i grandi media spesso si dimenticano, ci sono storie incredibili. Come quella che vede come protagonista un uomo di 48 anni che si chiama Nicola. Da un anno quell’uomo dorme al freddo e vive sotto Palazzo Moroni, sede del Comune di Padova. E questo anche se Padova non è la sua città. Nicola faceva il piastrellista a Bari ma poi ha perso il lavoro e ha deciso di cercarlo nella città del Santo dove aveva dei «bei ricordi» risalenti al periodo in cui ha svolto il servizio militare. Dopo due anni non ha ancora trovato un’occupazione ma, nel frattempo, si è ammalato di parodontite. Una malattia che gli sta facendo perdere i denti e che gli provoca dolore. «Avrei voluto protestare per il diritto alla salute – racconta l’uomo di origine pugliese – anche per me non è giusto. Ho il tesserino sanitario, se vado in ospedale mi dicono che non mi possono curare perché non ho la residenza e lasciano che mi cadano i denti. Al massimo mi danno delle pillole, degli antidolorifici per i denti ma non mi vogliono curare». La parodontite è una patologia dolorosa, fa sapere Nicola, «a volte mi prende l’infiammazione e non posso masticare bene e il cibo lo devo ingoiare». A dispetto di certi stereotipi sulla freddezza del Nord-Est, il 48enne viene aiutato quotidianamente dal buon cuore degli esercenti che si trovano intorno alla sede comunale. Nicola non vuole andare in un dormitorio, si lava ai bagni pubblici, frequenta le docce diurne. «Qualcuno mi aiuta, ci sono persone buone qui intorno». Nicola vuole un lavoro, «qualsiasi cosa» ma prima di tutto, conclude «devo curarmi i denti». Senza lavoro non è possibile. Una storia quasi incredibile, quella di Nicola. Una storia che racconta una migrazione come quelle di un tempo, da Nord a Sud. Solo che questa volta non è una migrazione per avere un lavoro, ma solo per ottenere attenzione. E forse affetto. Una storia da ricordare, in un Paese che nel solo 2012 ha perso 365mila pmi. Ovvero mille piccole aziende al giorno.

        In breve


          Cagliari, padre disperato si dà fuoco di fronte al Tribunale dei Minori Un uomo si è dato fuoco ieri mattina in un’aula del tribunale dei minori di Cagliari. L’autore del gesto è un tunisino 44enne al quale è stata tolta la patria potestà su tre figli di 9, 10 e 12 anni, avuti con una donna sarda, ospitati in una comunità alloggio e per i quali il tribunale ha avviato le pratiche di adozione. A salvarlo un brigadiere dei carabinieri con un estintore. L’uomo è stato trasportato dal 118 all’ospedale San Giovanni di Dio dove è stato ricoverato con 15 giorni di prognosi per ustioni di primo e secondo grado a viso, testa, collo e mani. Roma: barca affonda a Torvaianica, disperso ragazzo di 27 anni Sono in corso le ricerche di un ragazzo di 27 anni disperso dopo che la barca su cui si trovava insieme a tre amici è affondata sul litorale laziale. I quattro erano usciti questa mattina con un’imbarcazione da 5 metri per una battuta di pesca. A un certo punto però, a circa 7 miglia da Torvaianica, nei pressi delle secche di Tor Paterno, la barca sarebbe affondata. I tre, di età compresa tra i 20 e i 25 anni, sono stati soccorsi da un diportista che alle 12.30 ha allertato la centrale operativa della Capitaneria di porto di Roma. Immediatamente sono scattate le ricerche, coordinate dalla Capitaneria di Porto di Fiumicino.

          CRONACHE SINDACALI


            Trattative alla prova d’appello

            Coop Estense-Cgil: c’è il contatto


              Il big di via Virgilio è pronto a riparlare di integrativo Già nei prossimi giorni potrebbe essere scelta una data

              Le tappe


                Vecchia Alitalia: a processo gli ex ad Cimoli e Mengozzi


                  I pm: «Da quelle gestioni perdite per 4 miliardi di euro»

                  Lo spettro-fracking si allontana: «L’area colpita è troppo vasta»


                    Per Zincani l’attività potrebbe aver influito solo in zone delimitate

                    «Il fracking può indurre sismicità, ma non in un cratere così esteso. Al massimo potrebbe aver influito a livello locale, in delimitate zone». Parola di Vito Zincani, capo della Procura di Modena che nei mesi successivi alle scosse del 20 e 29 maggio annunciò un’inchiesta sull’eventuale correlazione tra sisma e il metodo di estrazione (illegale in Italia) di idrocarburi. Con buona pace di tutti coloro i quali, all’indomani del terremoto che ha sconvolto la Bassa modenese, puntavano il dito contro le trivellazioni, proibite e non, l’inchiesta sul fracking sembra essere in un vicolo cieco. Non è un’inchiesta chiusa, sia chiaro: lo stesso procuratore Zincani solo un mese fa ha incontrato un comitato di cittadini della Bassa e del ferrarese che si battono contro lo sfruttamento del nostro suolo, a testimonianza dell’attenzione che la Procura sta prestando sul tema. Non si tratta solamente del noto deposito di gas di Rivara, che pure ha occupato un posto di primo piano nelle vis polemica dei terremotati infuriati: le richieste di concessione estrattiva sono decine ed è difficile anche stabilire quali siano state accolte e quali erano attive al momento del sisma. «Non abbiamo ancora una mappa dell’attività di trivellazione nel nostro territorio – spiega Zincani – ma stiamo facendo tutti gli accertamenti del caso. Allo stato attuale non è possibile stabilire se è stato effettuato fracking in maniera clandestina, e, anche se fosse, difficilmente potrà essere provato». La premessa a tutta l’inchiesta sta proprio in quest’ultima frase del procuratore: nel modenese sono mai state effettuate trivellazioni illegali? Se non si risponde a questa domanda con certezze scientifiche, difficilmente si potrà venire a capo del pesante e inquietante interrogativo: è stato il fracking a provocare il terrificante terremoto di cui siamo rimasti vittime? Era stata il procuratore aggiunto Lucia Musti ad annunciare l’apertura dell’inchiesta di cui è titolare. «L’inchiesta sull’eventuale legame tra sisma e fracking andrà avanti, acquisiremo elementi fino a settembre – aveva spiegato la dottoressa Musti nel luglio scorso -: è doveroso dare una risposta ai dubbi e alle preoccupazioni che tante persone colpite dal terremoto si pongono». Settembre è ampiamente superato, ma le risultanze investigative non sembrano aver portato a conclusioni apprezzabili, in un senso o nell’altro. Insomma, il dubbio rimane, eccome. Non pare in grado di scioglierlo nemmeno la Commissione internazionale della Protezione civile, invocata dal Governatore Vasco Errani e ancora nemmeno nominata. «Mi sono reso conto che in rete viaggiano tantissime cose – aveva dichiarato il presidente della Regione dopo aver inviato una lettera al capo della Protezione civile Franco Gabrielli – mi è stata chiesta anche una commissione speciale da attivare qui in Regione. Ma ho pensato che non spetta alla politica dare queste risposte. E visto che esiste un comitato scientifico di alto livello, presso la Protezione civile, ho chiesto di attivarlo per dare risposte ed evitare che se ne dicano di ogni, prescindendo dalla valenza scientifica». Sono passati mesi e ancora mancano i nomi dei professionisti che la comporranno, se mai verrà istituita. L’altro fascicolo aperto in Procura sul terremoto è quello, ben più corposo, relativo ai crolli dei capannoni che hanno causato morti e feriti. L’inchiesta è nella fase delicatissima delle consulenze tecniche, con accertamenti irripetibili che dovranno fare luce sui tanti punti di domanda. «Stiamo lavorando alacremente – ha fatto sapere il procuratore Zincani – e presto si terrà un incontro con il Procuratore di Ferrara per confrontare i primi risultati». Una prima valutazione sui cedimenti dei capannoni c’è già stata: per i consulenti della Procura il crollo del Mobilificio Malavasi, in cui perse la vita Daniela Salvioli, 42 anni, moglie del titolare, non è da imputare a cattive tecniche di progettazione o costruzione. Insomma, i materiali usati andavano bene e le norme vigenti all’epoca della realizzazione sarebbero state rispettate. E’ solo una prima consulenza tecnica, riguarda uno degli otto capannoni crollati a causa del sisma, ma è molto più che un’indicazione. Bisognerà attendere ancora qualche mese per avere il quadro completo e poter tirare le somme. nDaniele Franda

                    Nel 2011 un’altra variante per l’asilo nido privato


                      Passò a maggioranza a luglio in Consiglio comunale, fra aspre critiche

                      Non solo la lottizzazione finita sotto inchiesta: Casa Giacomone fu oggetto anche di una delle ultime varianti urbanistiche della legislatura Ralenti, passata a forza di maggioranza, con cui si dispose l’edificabilità di un asilo nido privato in un terreno fino a quel momento agricolo. Il dibattito, che riportò alla ribalta un ambito territoriale dolente, andò in scena il 5 luglio 2011, dopo la presentazione del progetto dall’allora assessore all’Urbanistica Sabina Fornari, che parlò della necessità di disporre la variante ai sensi dell’articolo 15, comma 4, lettera A della legge regionale 47/1978. Una dinamica fortemente criticata da Fausto Leonelli (‘Serra Viva’), che parlò dell’assurdità di procedere «con un’altra variante al Prg sfruttando gli spazi ancora consentiti da una legge, la 47/1978, obsoleta, ma che consente di aggirare i vincoli ambientali delle nuove normative, in primis la legge regionale 20/2000. E così oggi si va a impattare ulteriormente su un crinale già devastato». Critica sul progetto anche Alda Lorenzini (lista ‘Per Serramazzoni’): «L’amministrazione – sottolineò – in tutti questi anni non è stata capace di costruire nel capoluogo un asilo nido comunale: con i soldi che ora andiamo a pagare d’affitto si sarebbe potuto tranquillamente pagare un mutuo su una struttura pubblica. E poi quanto costerà al Comune l’educatore domiciliare? E ai genitori?». E il capogruppo della lista ‘Per Serramazzoni’ Tomaso Tagliani a sua volta rilanciò con forza il tema urbanistico: «Non si capisce con che logica si insista a impattare su un’area del genere: non si poteva forse recuperare uno dei tanti stabili vuoti presenti sul territorio? In nove anni si poteva stendere un Psc fatto bene, che tutelasse aree sensibili come questa. E invece no, si è andati avanti a forza di varianti arrivando qui sul crinale di Casa Giacomone a sbancamenti che hanno portato via metri e metri di pietra madre». Il sindaco Luigi Ralenti si difese parlando di una lottizzazione «già iniziata nel 2000 dalla precedente giunta di centrodestra di Bartolacelli: noi abbiamo dato continuità agli atti. Semplicemente, non abbiamo detto di no». «La legge – ribatté Tagliani – consente esplicitamente al nuovo sindaco di rivedere la pianificazione territoriale. Si poteva fermare l’intervento in questa zona, che comunque in origine era molto meno impattante». Il tema della responsabilità di questa lottizzazione a Casa Giacomone fu molto sentito anche nella campagna elettorale che seguì, con lo stesso Claudio Bartolacelli che nell’aprile scorso alla sua presentazione da candidato, carte alla mano, smentì con forza Ralenti: «Non abbiamo mai disposto la lottizzazione sul crinale – disse – perché chi stese il nostro piano urbanistico era uno dei tecnici istruttori del piano paesaggistico regionale, e si guardò bene da fare qualcosa che potesse inficiare la valenza ambientale di un’area che lui stesso aveva protetto a livello regionale». nDaniele Montanari

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