La gioia della normalità è il titolo del libro dedicato a Odoardo Focherini che sta per mandare in libreria.  Curato dal teologo Brunetto Salvarani,  raccoglie una serie di contributi (da un convegno svoltosi a Carpi il 31 ottobre 2020) che mettono a confronto con l’oggi i temi che furono propri del beato Focherini, martire della fraternità e della speranza, deportato nel campo di concentramento di Flossenbürg e morto, a 37 anni, nel sottocampo di Hersbruck nel 1944. Giovane carpigiano di origini trentine, negli anni del fascismo e della seconda guerra mondiale si era infatti impegnato in prima persona nell’aiuto agli ebrei perseguitati riuscendo a metterne in salvo numerosi. È il primo giornalista a essere beatificato dalla Chiesa cattolica. Non fu un eroe, ma un cristiano comune che visse secondo il Vangelo. Il libro mette a fuoco l’attualità della sua figura, capace di aprirsi all’altro e di scegliere di non omologarsi alla cultura dominante. La straordinarietà dell’esempio di Focherini risiede nel fatto che egli non fu un teologo, ma un cristiano normale, come ne sono esistiti e ne esistono milioni di altri: persone oneste, scrupolose nel lavoro, mariti e padri di famiglia. Non eroe predestinato al gesto esemplare, condottiero profetico o intellettuale raffinato capace di indicare strade nuove al pensiero. In una lettera del 16 giugno 1944 tratta dal suo epistolario (la cui raccolta si deve alla pazienza tenace di don Claudio Pontiroli, scomparso nel 2012, presbitero della diocesi di Carpi che molto si è speso per la beatificazione di Focherini) Odoardo, scrivendo alla moglie Maria Marchesi, ricorre a un’espressione rivelativa della consapevolezza di non aver compiuto nulla di strano, per un cristiano radicalmente evangelico: «Mi auguro che la Provvidenza ti assista e ti guidi ogni ora, ti sorregga col conforto della fede nella certezza che non è lontano il tempo in cui, riconosciuta l’infondatezza delle accuse attribuitemi, sia data a tutti la gioia della normalità ».