126 minuti di mistero, un gioco di intrecci e mascheramenti, un’abbazia benedettina dell’Italia del Nord, sette giorni scanditi da sette vittime, tutte morte in modo violento, e Sean Connery, nei panni del francescano Guglielmo da Baskerville che cerca di scoprire il colpevole e il movente. Questi i punti chiave del capolavoro di Jean- Jacques Annaud “Il nome della Rosa” tornato ad una nuova vita dopo il restauro effettuato dalla Cineteca di Bologna e presentato in prima assoluta in Piazza Maggiore a Bologna nell’ambito della rassegna ‘Sotto le Stelle del Cinema”. Un capolavoro realizzato nel 1986, a sei anni di distanza dalla prima edizione del romanzo di Umberto Eco, e ambientato negli anni del medioevo, esattamente nel 1327, sei anni dopo la morte di Dante Alighieri. Un film difficile soprattutto visto il grande successo che aveva suscitato il romanzo basato principalmente su un intreccio a strati con sul sfondo anche una disputa religiosa- politica tra il papa e l’imperatore. Nonostante le difficoltà la pellicola ha saputo lavorare sugli intrecci evidenziando quel dibattito che ha marcato la cristianità sulla condivisione della ricchezza aggiungendo il tema del sapere proibito. Il tutto sapientemente condito un contesto scenografico studiato ad hoc per supportare la narrazione: l’oscurità, il mistero e i segreti della comunità religiosa, sapientemente descritti dal romanzo sono stati ugualmente riprodotti anche nella pellicola. Per un capolavoro che a distanza di anni resta uno dei capisaldi del cinema.