Carpi-Alessandria è anche l’emblema di come il calcio debba convivere con il Covid. Vista la rinuncia del Modena ai playoff, il vecchio “Cabassi” è l’unico stadio della nostra provincia ad affrontare la nuova situazione. La gara fra biancorossi e piemontesi è uno spettacolo per pochi intimi, almeno dentro l’impianto di via Marx. Sui tetti dei palazzi che circondano il “Cabassi” infatti qualcuno non sa rinunciare a vedersi dal vivo la gara, magari col binocolo, al fianco dell’amico con cui soffre durante l’anno in curva. C’è chi abbina al pallone una grigliata in compagnia, perché se non andasse bene almeno hai la pancia piena. I pochi fortunati che hanno un pass, invece, devono sostenere all’ingresso il test della temperatura, non solo col termoscanner che ormai affrontiamo ogni giorno al lavoro, ma anche col saturimetro. Non si sa mai che qualcuno sfugga al primo barrage. L’unico settore aperto al Cabassi è quello della tribuna centrale, limitata a poco meno di un centinaio fra dirigenti, steward e giornalisti. Anche il bar sotto la tribuna è chiuso e il gestore ha voluto specificare con un cartello che non è certo una sua scelta. Così tocca al custode distribuire bottigliette d’acqua per combattere i 32’ gradi di un luglio da Pianura Padana. In panchina non ci si sta tutti, serve il distanziamento anche lì e allora qualcuno deve accomodarsi sulle sedie. Al fischio d’inizio però si azzera tutto, il calcio torna quello di un tempo, si vince con un gol più dell’avversario. O a volte si festeggia, come il Carpi, anche pareggiando. In tempo di Covid bisogna sapersi accontentare.