Anche i medici della Lega Pro sono concordi, il protocollo sanitario redatto dalla Commissione medico-scientifica della Figc per far ripartire i campionati è di difficile applicazione per i club di Serie C e lascia ancora troppe domande aperte. E’ quanto è emerso dall’incontro di ieri, in videoconferenza, fra i vertici di Lega Pro, il rappresentante dei medici della Serie C e Francesco Braconaro, che si sono confrontati con i 60 medici sociali dei club della Lega Pro. Per il Modena era collegato il dottor Alessandro Bellucci, per il Carpi il responsabile sanitario dottor Giampiero Patrizi. Il protocollo stilato dalla Figc è stato valutato dai medici sociali di C rispetto a diversi parametri: fattibilità tecnico-scientifica, giuridica, economica, oltre alla fattibilità di applicazione a seconda del territorio. Rispetto al primo parametro, i medici hanno sottolineato “la difficoltà di accedere a un numero elevato di tamponi che, allo stato attuale, non sono disponibili nemmeno per i cittadini”. Inoltre, “i medici prestano servizio sul territorio e, soprattutto, nelle zone maggiormente colpite dal coronavirus”, sarebbe dunque “altamente rischioso entrare in contatto con i calciatori e con i propri pazienti. Si rischierebbe di diffondere il virus”. Il protocollo apre, inoltre, una serie di questioni che attengono le diverse responsabilità, civili e penali, che si dovessero prefigurare in caso di contagio. “Non è immaginabile – spiegano – che i medici si assumano responsabilità per tutti”. Il protocollo, infine, “perché sia messo in atto da un punto di vista organizzativo e gestionale”, richiede “risorse economiche che è necessario quantificare”. Una bocciatura che la Lega Pro consegnerà alla Figc e che mette un altro tassello per la mancata ripresa del campionato.