Dopo il caso Aldrovandi, che ha rinfiammato la cronaca nelle ultime settimane (tre dei quattro poliziotti condannati in via definitiva per l’omicidio del 18enne ferrarese sono ritornati in servizio) la presidente della camera Laura Boldrini prende posizione contro i poliziotti. Nel suo video settimanale, la presidente, infatti, fa una proposta che potrebbe sollevare molte polemiche. «In linea con il mio impegno per la trasparenza e con quanto si sta facendo in questo senso alla Camera dei deputati – ha dichiarato – ho accolto l’appello del presidente della commissione Diritti umani del Senato, Luigi Manconi, a sollecitare il capo della polizia affinché valuti la possibilità di togliere il segreto ai procedimenti disciplinari interni». Una contromisura che secondo molti equivale a mettere alla gogna gli agenti, che spesso si trovano in situazioni difficili – rei o meno – da valutare dall’esterno. La terza carica dello Stato aveva legittimamente condannato gli applausi ai poliziotti condannati per la morte di Aldrovandi. Circa cinque minuti di applausi con tanto di delegati in piedi alla sessione pomeridiana del Congresso nazionale del Sap, il sindacato autonomo di polizia, avevano espresso la solidarietà dei colleghi per i quattro agenti condannati. Un evento che non è andato giù alla madre del ragazzo, ma che ha anche, dopotutto, riscosso indignazione bipartisan. «Per l’occasione – ha spiegato Boldrini – ho espresso tutta la mia indignazione per gli applausi riservati ai poliziotti condannati per la morte del ragazzo durante il congresso del sindacato autonomo Sap: lo considero un gesto provocatorio che non solo fa male a chi crede nella giustizia, ma danneggia soprattutto i tanti agenti che fanno il proprio dovere rispettando le regole». Per questo il Parlamento si propone di migliorare quelle regole, «anche introducendo nel codice penale il reato di tortura».