Tra le immagini televisive girate subito dopo le scosse telluriche del 29 maggio 2012 colpirono particolarmente quelle che riprendevano lo stato di rovina in cui versavano le tre chiese più belle di Mirandola, la cattedrale, iniziata nella prima metà del Quattrocento, la chiesa di San Francesco eretta già sul finire del Trecento per sollecitudine della nobildonna Costanza Pico e quella barocca del Gesù, edificata a partire dal 1621 su mandato di Alessandro I Pico in occasione della sua investitura a duca del dominio mirandolese. Le pareti e le facciate pericolanti, le voragini nei pavimenti, gli interni coperti di detriti e di polvere, le opere d’arte cadute e lesionate toccarono gli occhi e il cuore di ciascuno di noi, e in quelle ore drammatiche si confidò principalmente, e a buona ragione, nell’intervento del Nucleo Speleo Alpino Fluviale dei Vigili del Fuoco per la primissima messa in sicurezza dei muri squarciati e la salvaguardia dei manufatti antichi. A quasi un anno dal sisma i tre edifici di culto, veri e propri simboli identitari della città e della comunità di Mirandola, sono ancora in una condizione di estrema fragilità statica e quindi di inagibilità, malgrado la messa in sicurezza e le impalcature alzate (imponente quella che ripara la chiesa del Gesù) garantiscano l’incolumità dei passanti e la conservazione delle maggiori criticità in stand by. Tutti i beni mobili asportabili, quindi i dipinti, le tele, le cornici, le sculture e le suppellettili sacre, sono stati trasferiti nel centro di raccolta e restauro allestito presso il Palazzo Ducale di Sassuolo. I beni inamovibili sono stati invece adeguatamente protetti con strutture temporanee, come quella lignea che avvolge le quattro tombe dei Pico nella chiesa di San Francesco. È stato impossibile, purtroppo, per le loro dimensioni monumentali spostare in altra sede le ancone intagliate dell’ebanista Paolo Bonelli, opere di grandissimo pregio artistico risalenti alla fine del XVII secolo rimaste dentro la chiesa del Gesù a condividerne sofferenze e destini sotto le volte schiantate al suolo e ancora aperte.