Alla vigilia del rimpasto di giunta scaturito dal voto sul bilancio e ad un anno esatto di distanza da quello dello scorso maggio, appare utile una valutazione su quanto quest’ultimo ha portato e su cosa ha provocato. Innanzitutto chi si aspettava stabilità e coesione dal rimpasto è rimasto profondamente deluso: la maggioranza si è sempre più assottigliata, ha perso definitivamente due componenti ed altri se ne sono andati dichiarando il fallimento del progetto politico; anche se ora sarà più semplice mantenere all’interno degli ordini di scuderia il giovane Manini, che avrà bisogno di un periodo di ambientazione per entrare nei meccanismi consiliari, ed il resuscitato Bondi, a cui servirà tempo per ricostituire una sua corrente, saranno le incertezze sui bilanci, la mancanza di una visione futura ed il poco tempo a disposizione a tarpare le ali all’amministrazione che lascerà fluire gli eventi, approfittando di tanto in tanto di quelli positivi come l’inaugurazione di villa Vistarino, senza possibilità d’intervenire. Ma è sui singoli assessori che vale la pena approfondire alcune considerazioni. Partiamo da Francesca Buffagni di cui non si ricordano nell’anno trascorso iniziative di rilievo, tanto che ha dovuto vendere come una conquista la piantumazione di alberi da parte di Hera in cambio dell’invio elettronico delle bollette e, soprattutto, nulla per i giovani, nemmeno i sopravvalutati festini. Francesca sarà comunque salva dal prossimo rimpasto in quanto il suo posto è garantito in virtù delle quote rosa previste: una sorta di sessismo al contrario dove essere donna prevale sul merito. Il lavoro di Claudio Corrado, inesistente per quanto riguarda l’annunciata introduzione del quoziente familiare, ininfluente per le politiche sulla casa, si è concretizzato nella convocazione di un numero impressionante di conferenze stampa per ogni tipo di evento, anche minimo, realizzato in città, ma almeno si è caratterizzato per aver portato proposte nuove, tra cui spicca l’ossimoro della “cultura a chilometri zero” ed una stagione teatrale concentrata sulla musica, ma privata della prosa che ha costretto i sassolesi a trasferte nei teatri vicini. Ma fra tutti la peggior prestazione è dell’assessore al bilancio, nonché sindaco: dopo gli innumerevoli annunci di voler lasciare i conti in ordine, dopo la proclamazione del miglior bilancio della provincia in quanto quello con meno tassazione sulla prima casa, Caselli ha dovuto fare dietrofront. Il bilancio, da migliore è diventato “come” quello dei comuni vicini ed i conti, certamente in ordine dal punto di vista contabile, presentano però una situazione debitoria di forte preoccupazione, tant’è che prima la lega, poi alcuni del Pdl, hanno chiesto di rivedere profondamente le scelte e, soprattutto, di nominare un vero assessore al bilancio. Attendiamo perciò la prossima composizione della giunta, la cui valutazione ad un anno di vita arriverà direttamente dal voto dei cittadini. nwww.lucacuoghi.it