100 anni. Un secolo di battaglie combattute per far ascoltare la propria voce e per sdoganare quella posizione che le vedeva intrappolate in una società patriarcale che le voleva solo madri e mogli. Oggi 8 marzo ricorre La Giornata Internazionale dei diritti della donna. Una data importante nella storia dell’Italia e del mondo intero e che quest’anno festeggia 100 anni dalla sua istituzione. Non si tratta però solo di una festa che tinge di rosa e profuma di mimose le strade del nostro Paese ma di un momento per ricordare le conquiste sociali, politiche ed economiche ottenute dal genere femminile, ma anche un’occasione per ribadire che c’è ancora molta strada da percorrere. Purtroppo ancora oggi sono tante le difficoltà con cui le donne devono fare i conti per affermare la loro posizione: ineguaglianze di genere, disparità di stipendi, accesso al mondo del lavoro e violenza restano questioni aperte. E in particolare la pandemia da Covid non ha fatto che acuire queste difficoltà. Lo scorso anno il lavoro femminile è stato fortemente penalizzato: secondo la rilevazione Istat oltre il 90% dei i posti di lavoro persi in Italia riguardano le donne. Una tendenza negativa che è stata confermata anche dal Centro studi Lapam Confartigianato: i dati al III trimestre 2020 indicano 25 mila donne occupate in meno in Emilia Romagna, metà delle quali lavoratrici indipendenti. Ma non solo perché il  gap sulla retribuzione tra i due sessi resta molto alto: a Modena la differenza di retribuzione media annua è di oltre 29 mila euro per un uomo e di quasi 20 mila euro per una donna. Un percorso quello verso l’uguaglianza tra i due sessi che deve inevitabilmente passare verso un cambio totale di mentalità