Nel video l’intervista a Giovanni Savorani, Presidente Confindustria Ceramica

O si interviene o si chiude. Non c’è altra alternativa secondo Confindustria Ceramica che guarda al mese di gennaio con apprensione a causa del caro bollette. Ieri il settore ha fatto il punto a Brescia con le altre industrie energivore per lanciare un grido d’allarme. Le aziende della ceramica, ma anche dell’acciaio, della carta, del cemento, della chimica, delle fonderie, del vetro e della calce saranno costrette a chiudere le attività produttive per l’incapacità di sostenere i costi del gas e dell’elettricità. Le associazioni imprenditoriali chiedono quindi interventi, sia congiunturali sia strutturali, per risolvere o almeno mitigare il caro energia, problema che andrà aggravandosi, secondo le previsioni, nei primi mesi del 2022. Inizialmente, la soluzione sembrava essere quella di tornare a valorizzare la risorsa del gas nazionale, ma i tempi per farlo non sembrano essere dalla parte delle imprese