Dopo l’ennesimo e grave episodio di aggressione in danno di operatori sanitari e guardie
giurate al Policlinico di Modena, crediamo sia doverosa una riflessione sul perché di certi episodi e su come siano costrette le Forze dell’Ordine ad operare.
La pattuglia della Volante, intervenuta in serata al Pronto Soccorso, è riuscita ad arrestare
questo signore solo alle 5.00 del mattino successivo, dopo aver preso quattro denunce direttamente all’ospedale dai diretti interessati, benché feriti o contusi.
Questo perché, grazie alla legge Cartabia, le lesioni inferiori a 40 giorni, ancorché aggravate perché contro incaricati di pubblico servizio, adesso sono di competenza del giudice di pace e per procedere all’arresto le denunce sono assolutamente necessarie nell’immediatezza del fatto.
Sia ben chiaro: non è il lavorare che spaventa, ma è il distogliere dal controllo del territorio le Volanti per ore, ore ed ore, poiché la politica, con la legge Cartabia, ha scelto la via della burocrazia anziché quella dell’operatività, il tutto in danno di operatori e cittadini vittime dei reati.
Questi ultimi, talvolta, scoraggiati e sfiduciati dal sistema, di fronte ad un ulteriore
appesantimento burocratico, rinunciano ad esercitare il loro diritto di chiedere giustizia per quanto subito.
È giusto però che l’opinione pubblica abbia risposte almeno dalle Forze dell’Ordine, ma è
giusto anche che sappia che individui come quello di cui si parla, il quale parrebbe avere problemi psichiatrici, oltre ad essere pericoloso per l’ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini, andrebbe ricoverato in una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza (R.E.M.S.) per le cure del caso, che però – guarda caso – sono insufficienti per tutti i soggetti con questa infermità che circolano nel paese.
Sono solo 29 le residenze di quel tipo – nessuna a Modena – e possono ospitare circa 600
persone per tutta Italia, per cui sono sempre al limite ricettivo. In sostanza, l’accoglienza indiscriminata sempre e comunque di chiunque entri in Italia, l’incapacità sostanziale di creare integrazione, la mancanza di mezzi e strumenti per rimpatriare almeno i delinquenti conclamati, i limiti fantozziani di norme vecchie e nuove come la Cartabia, ci rendono un Paese sempre meno sicuro e sempre più alla mercé di delinquenti occasionali e
professionisti, sbandati o persone comunque pericolose.
Ciononostante, la domanda che sempre più spesso sentiamo fare è “cosa fa la Polizia?”
La risposta è semplice, chiara e concisa: “quello che le leggi permettono di fare”, altro non si può.
Il SIULP continuerà, insieme a chi ci sta vicino, nelle richieste di personale, mezzi, presidi sul territorio, di nuovi uffici fissi e mobili eccetera nella speranza di venire ascoltati per migliorare l’efficienza delle forze di polizia e meglio tutelare i cittadini.
Ma non è certo solo un problema di polizia: è l’insieme delle cose maturate negli ultimi anni
che ha creato questa situazione, per cui la domanda più corretta, secondo il Siulp è: cosa si aspetta per intervenire