È tornato a Carpi il discusso giorno dell’Ashura, la processione dei fedeli musulmani sciiti che per tradizione prendono parte al corteo battendosi il petto nudo. Per non turbare la quiete pubblica, quest’anno la Questura ha disposto regole più rigide

È stato il sabato di processione dell’Ashura per centinaia di musulmani sciiti. Un’importante ricorrenza religiosa viene a Carpi celebrata da alcuni anni lungo le strade del centro. La manifestazione, promossa dall’associazione Immamya Welfare International, prevede un corteo durante il quale per tradizione i partecipanti, provenienti da tutta Europa, si battono i pugni sul petto nudo in segno di penitenza. Un gesto di autoflagellazione che negli anni scorsi ha impressionato i cittadini carpigiani e creato non poche polemiche, perché in taluni casi molto forte dal punto di vista visivo. Per scongiurare il rischio che il rito potesse turbare coloro che non vi partecipano, quest’anno la Questura ha disposto che i fedeli musulmani indossassero una maglietta e che i colpi sul petto fossero lievi, per rendere la punizione simbolica. Il tragitto, presidiato dalle forze dell’ordine, è stato inoltre spostato, facendo in modo che non passasse più attraverso il centro storico, ma per le strade adiacenti. L’Ashura è una ricorrenza che nel mondo viene celebrata in maniere e con motivazioni diverse, ma in nessuna di queste, assicura l’associazione Immamya, il messaggio veicolato è di tipo violento.

Nel video intervista a Bilal Mustafa, Portavoce Imamia Welfare