Si chiude con 58 giornate di sforamento di Polveri sottili PM10, in un anno, nella centralina di rilevamento di via Giardini, 8 in più rispetto al 2018, l’anno dello smog a Modena. Le 35 giornate massime limite in un anno di sforamento consentito sono state ancora una volta abbondantemente superate. L’assenza di precipitazioni di questi giorni ha reso molto inquinata l’aria fino a capodanno. A poco o nulla sono serviti le misure emergenziali per chiudere il 2019 con un saldo migliore dell’anno scorso. Preoccupante non solo per Modena, dove anche la centralina di parco Ferrari ha chiuso con 47 sforamenti e quella di Albareto con 43, ma anche quelle della provincia. Livelli di PM10 paragonabili a quelli registrati nelle aree urbane di Modena, anche a Gavello di Mirandola, con 45 sforamenti, in via remesina a Carpi, con 49 e a Fiorano modenese con 48. Si mantiene nel limite massimo delle giornate di sforamento consentite la centraline posta a Sassuolo, al Parco Edilcarani. Segno che sul fronte dell’abbattimento delle polveri sottili inquinanti c’è ancora tanto da fare, e non solo sul fronte del traffico automobilistico e non solo perché lo chiede l’europa che prevede procedure di infrazione per chi supera le 35 giornate di sforamento annuo. Non sporadici blocchi o limitazioni al traffico ma interventi strutturali, che intervengano certo sulla mobilità, ma anche sulla riqualificazione edilizia e sui sistemi di riscaldamento. L’ultimo Rapporto Mal’Aria 2018, che, malgrado sia innegabile il peso del traffico automobilistico nelle grandi aree urbane, la percentuale maggiore (63%) di Pm10 a livello nazionale è prodotta da combustione non industriale: ovvero, perlopiù, dai riscaldamenti domestici