Non solo non esiste ancora una data certa sull’estradizione di Shabbar Abbas sul quale il tribunale del Pakistan ancora non si è espresso, ma a slittare è anche la data del videocollegamento con il processo in corso al tribunale di Reggio Emilia. L’uomo accusato dell’omicidio della figlia 18enne in concorso con la moglie e altri tre parenti, ha acconsentito a partecipare ma le autorità pachistane non hanno ancora predisposto il collegamento. Ora bisognerà attendere la prossima udienza davanti alla Corte di assise di Reggio Emilia fissata per il prossimo 21 aprile. Intanto questa mattina in aula erano presenti anche lo zio di Saman, Danish Hasnain e i due cugini della giovane uccisa con molta presumibilmente per aver rifiutato un matrimonio combinato. I tre sono detenuti in Italia. Oltre al padre assente anche la mamma, unica ancora latitante. Oggi davanti alla Corte di assise di Reggio Emilia, c’è stato l’ascolto dei testimoni dell’accusa. Ad intervenire anche il luogotenente Antonio Matassa, comandante del Norm della compagnia dei carabinieri di Guastalla, che ha riferito la prima confessione rilasciata dal fratello più piccolo della vittima. Proprio dopo la sua audizione l’ipotesi investigativa diventò quella “dell’omicidio in ambito familiare. Oggi è saltata anche l’interrogatorio all’ amico afghano di Saman che vive in Belgio. La 18enne dopo aver scoperto che la sua famiglia intendeva farla sposare in Pakistan era fuggita proprio da lui in Belgio. Il giovane afghano sarebbe stato il primo a denunciare nel 2020 le vessazioni dei genitori di Saman.