Katharina Miroslawa e la nuova vita dopo il carcere
Nella vita di Katharina Miroslawa (nella foto da giovane) passato, presente e futuro si fondono e si confondono, diventando concetti temporali superati. La sua vita si è fermata a quel 9 febbraio del 1986, quando il suo amante, limprenditore parmigiano Carlo Mazza, venne trovato morto allinterno della propria auto. Quel Carlo Mazza conosciuto proprio a Modena, allo Shillings, noto night club in cui la bella Katharina si esibiva insieme al marito Witold. Da circa cinque mesi è uscita dal carcere di Venezia (in cui ha scontato 12 anni) e nei giorni scorsi è tornata a Parma, dove ha vissuto per sei anni e mezza «per forza» dice lei, costretta a seguire il processo in cui era imputata come mandante dellomicidio di Mazza. Che effetto le ha fatto tornare a Parma? «Sono tornata solo per fare unintervista. Non era proprio il caso di tornare, anche perché Parma mi ha fatto male. Non sono masochista e non mi andava di rivivere certe cose, ma ho accettato di andare ad una trasmissione perché voglio raccontare la mia esperienza». E invece a Modena le piacerebbe tornare? «A Modena non ci sono ancora tornata, ma, perché no?, potrei presentare il mio libro (Peccato, scritto da Rody Mirri, suo manager, ndr)». Che ricordi ha di Modena? «A Modena ho fatto il mio percorso di vita lavorativa, tutto qui. Era una delle tante città che ho conosciuto per lavoro, allepoca giravo tutto il mondo. Sono ricordi esclusivamente lavorativi». Ma è qui, allo Shillings, che ha conosciuto Carlo Mazza. Mi sembra un passaggio fondamentale. «Certo, però assume importanza solo perché dopo sono successi quei fatti che non erano previsti nei miei progetti di vita. Il fatto che abbia conosciuto Carlo qui non è più nemmeno importante, se continuo a parlare del mio passato è soltanto per un motivo: che ho subito una condanna ingiusta e vorrei che questo venisse riconosciuto dal punto di vista giudiziario». Ha ancora fiducia nella giustizia dopo tutto ciò che ha passato? «Sì, per forza. Perché potevo essere assolta da certi giudici e condannata da altri giudici. Da molti anni sto facendo di tutto per arrivare ad una revisione di processo, che io ritengo sacrosanta perché sono stata condannata per una cosa che non ho fatto e che oggi, con i cambiamenti del diritto, non sarebbe più nemmeno possibile». Ma i dodici anni di carcere non glieli restituirà nessuno. «Certo, per questo rivedere il processo sarebbe un modo per riparare». Processo di revisione a parte, qual è il suo progetto di vita ora? «Progetti? (Ride, ndr). Non ho mai fatto progetti nella mia vita, non ne sono mai stato capace». nDaniele Franda