Home Blog Pagina 9317

Morini: «Allarme degrado al cimitero di San Prospero»


    «Passeggiando nel cimitero di San Prospero, la sensazione che prevale è l’abbandono e l’assoluta mancanza di cura, a cui purtroppo». A lanciare l’allarme è il consigliere del Pd Sandro Morini attraverso una nota stampa con tanto di foto allegate. Nella parte più recente, realizzata proprio sul retro est dell’area monumentale, sono evidenti infiltrazioni d’acqua all’interno dei loculi. Dal lato opposto, proprio sulla parte monumentale, filtra sabbia e cemento. Ma anche la parte storica sarebbe mal ridotta, tra piccioni che nidificano e fili elettrici che penzolano pericolosamente.

    Boston, ora spuntano due sospettati per l’attentato alla maratona


      Un borsone blu, uno zaino nero. Abbastanza per far ricadere i sospetti degli investigatori su due uomini visti vicino all’arrivo della maratona di Boston, prima dell’attentato, ripresi chiaramente dalle telecamere di sorveglianza. A riportare la notizia è il New York Post. Le immagini dei due uomini sarebbero state distribuite agli agenti, e le autorità stanno ora cercando di identificarli. Le autorità, mercoledì sera, hanno smentito di aver arrestato un presunto colpevole, dopo che la notizia era stata diffusa dagli organi di stampa. La persona indicata era uno studente saudita, definito «persona di interesse» dagli inquirenti; lo studente verrà espulso dagli Stati Uniti la prossima settimana, secondo quanto dichiarato a Fox News da un esperto di terrorismo. La definizione di «persona di interesse» viene usata per indicare qualcuno con cui le autorità vogliono parlare o su cui vogliono approfondire le indagini in merito a un crimine, e che non è sospettato. Il 20enne, identificato come Abdul Rahman Ali Alharbi, sarà «espulso martedì prossimo per motivi di sicurezza nazionale». Intanto il Presidente americano Barack Obama ha incontrato il ministro degli Esteri saudita Saud al-Faisal: «Questo è molto interessante – ha commentato l’esperto di terrorismo – perché questo è il modo in cui funzionano le cose con l’Arabia Saudita. Non arresti i suoi cittadini. Li espelli, perché loro non vogliono trovarsi in imbarazzo e questo è il modo in cui noi li soddisfiamo». Ieri Obama era a Boston per la cerimonia interreligiosa per le vittime, nella Cattedrale della Santa Croce. Intanto, 112 dei 178 ricoverati in ospedale sono stati dimessi, secondo la Cnn, mentre 13 persone sarebbero ancora in gravi condizioni. Dopo l’attentato di Boston, la questura di Roma ha pianificato una serie di controlli per garantire la sicurezza nel nostro Paese. Al centro del piano, oltre agli altri obiettivi istituzionali, sono soprattutto gli stabili che ospitano ambasciate e personalità straniere. Monitorati dagli agenti, i numerosi cunicoli e tombini nei pressi di obiettivi sensibili, sopratutto nelle vicinanze delle sedi diplomatiche.

      Controllo armi, salta l’accordo Obama esce bocciato in Senato


        La riforma non passa l’esame per soli sei voti

        Primo stop dal Senato Usa alla riforma che prevede nuove limitazioni alla vendita di armi. Nonostante l’accordo bipartisan raggiunto da un gruppo di 8 senatori, la proposta è stata promossa solo da 54 (46 i voti contrari), ma per passare aveva bisogno di 60 voti favorevoli. «Per Washington è un giorno vergognoso – ha commentato Obama – ma non è finita qui. La mia amministrazione farà di tutto per proteggere la nostra comunità dalla violenza delle armi». Il Senato ha bocciato la proposta che prevedeva di rendere obbligatoria la presentazione del «background check», un documento con i dati personali e il certificato penale per acquistare le armi dai rivenditori, nelle fiere e su internet, ma non tra privati, come chiedevano i democratici. Bocciate anche le proposte di vietare i caricatori ad alta capacità e le armi d’assalto. I senatori «hanno avuto paura, e bloccato una legge di buonsenso», ha detto l’ex parlamentare democratica Gabrielle Giffords, sopravvissuta alla sparatoria di Tucson.

        SENZA TREGUA


          Giorni neri negli Stati Uniti

          Texas, l’inferno squarcia il cielo Esplode fabbrica di fertilizzanti


            Evacuati in 2800 per la paura di una nube tossica

            Un incendio, un terribile botto e un’enorme palla di fuoco e fumo innalzata nel cielo. Qualcosa che assomiglia a una bomba atomica, secondo i racconti dei testimoni. Questa la spaventosa immagine della potente esplosione che ha investito mercoledì sera una fabbrica di fertilizzanti nella periferia di Waco, in Texas, uccidendo 15 persone e ferendone almeno 160, in base agli ultimi numeri, ancora parziali, comunicati dalla polizia locale. La deflagrazione è stata tanto potente da investire gli edifici situati nei pressi della fabbrica, diversi dei quali hanno preso fuoco, e da scuotere le abitazioni fino a 80 chilometri di distanza. Tanto da essere registrata come un evento sismico di magnitudo 2,1, stando a quanto reso noto dall’Istituto geofisico americano, lo United States Geological Survey. Decine le case distrutte e danneggiate nei dintorni. L’esplosione si è verificata poco prima delle 20 locali, le 2 in Italia, nella fabbrica West Fertilizer. Non se ne conosce ancora la causa, ma il portavoce dei vigili del fuoco ha precisato che potrebbe essere stata innescata da ammoniaca. Per il momento, non viene seguita la pista dolosa. «E’ stata come l’esplosione di una bomba nucleare», ha detto alla Cnn il sindaco di Waco, Tommy Muska. «Ci sono molte persone ferite – ha riferito il sindaco – e molte non saranno più qui domani». Sconvolto anche lo sceriffo locale: «Non ho mai visto niente come questo in vita mia: è come una zona di guerra». L’esplosione ha investito anche gli edifici situati nei pressi della fabbrica: il direttore locale della protezione civile, George Smith, ha riferito di 10-15 edifici distrutti e altri 50 danneggiati. E la situazione non è ancora ritenuta sicura, perché si teme che ci possano essere altre esplosioni. «Quello che abbiamo sentito è che c’è un contenitore di fertilizzante ancora intatto in fabbrica e sono in corso le operazioni di sgombero per garantire che tutti si allontanino dall’area in caso di un’altra esplosione», ha detto Ben Stratmann, portavoce del senatore del Texas Brian Birdwell. In più, è ormai certo che in seguito alla combustione si sia formata un’enorme nube tossica: per questo le autorità hanno fatto evacuare la popolazione della cittadina, 2.800 abitanti. La nube inoltre ostacola le operazioni di soccorso dei vigili del fuoco: nessuno può avvicinarsi, e fra le prime vittime ci sono proprio alcuni vigili del fuoco e un agente di polizia. In zona c’è anche una casa di riposo per anziani da cui sono stati portati via i 135 ospiti; chiuse le forniture di gas, mentre i vigili del fuoco stanno capillarmente passando casa per casa in cerca di persone che potrebbero essere rimaste intrappolate. Un ospedale da campo è stato allestito in tutta fretta nel vicino impianto di football americano in cui vengono portati ustionati e persone ferite.

            Unci, Coldiretti e quel divorzio-lampo: la lotta infinita con le centrali storiche


              L’associazione dei coltivatori ora vuole fondare UeCoop

              L’Unci (Unione nazionale delle cooperative italiane) è nata nel 1971 da una costola di Confcooperative: la scissione avvenne, in particolare, come si legge sul sito della stessa centrale mutualistica, ad opera di un nucleo di cooperatori proveniente dal movimento Acli e dalla Cisl. La storia comincia, dunque, all’inizio degli anni ‘70, ma la partita per il riconoscimento giuridico dell’Unci si trascina per oltre dieci anni: è il 1982, infatti, quando il Consiglio di Stato afferma definitivamente la legittimità della quarta centrale cooperative, mettendo fine ad una battaglia giuridica che era stata sollevata dalle tre storiche centrali, Legacoop, Confcooperative e Agci, fin da subito nemiche dell’Unci. Trent’anni più tardi, la storia dell’Unci converge con quella di Coldiretti. E’ il luglio 2009 quando la quarta centrale cooperativa e l’associazione dei coltivatori stringono un’alleanza con l’obiettivo dichiarato di «realizzare la più grande centrale cooperativa agroalimentare a livello nazionale». Nel nome della filiera produttiva interamente italiana, nasce Unci-Coldiretti. A guidare la nuova associazione – eletto all’unanimità – è il reggiano Mauro Tonello, vicepresidente di Coldiretti. Il matrimonio, però, dura ben poco. Due anni, circa. Nell’ottobre 2011, infatti, il presidente dell’Unci, Paolo Galligioni, annuncia il divorzio tra la sua organizzazione e Coldiretti, spiegando al quotidiano Italia Oggi che «Coldiretti aveva promesso in dote 1.500 cooperative, ne ha portate 300». E qui si apre un’altra partita. Ovvero quella della guerra fredda tra l’Alleanza delle cooperative (che riunisce Legacoop, Confcooperative e Agci) e Coldiretti. Da una parte, l’associazione dei coltivatori parla di «fallimento nella mission di rappresentanza» delle tre centrali storiche; dall’altra parte, sono queste ultime ad accusare Coldiretti di voler dividere il mondo del mutualismo per ambizioni di potere. Riguardo all’alleanza tra l’Unci e Coldiretti, in una nota, l’Alleanza osserva che «il dato più mortificante della vicenda è che una centrale cooperativa sceglie di ‘vendere’ il proprio valore (la fiducia tra organizzazione e cooperativa) costruito in anni di rapporti, a chi ha altri interessi (e anche mal celati) rispetto a quello della tutela degli interessi del movimento cooperativo». «Nel 2011 – scrive ancora l’Allenza delle cooperative – la Coldiretti ci riprova: l’ingresso in Coldiretti di Aicoop e, anche qui, è Mauro Tonello, che riceve l’investitura per realizzare il progetto della Coldiretti». A riscaldare lo scontro, recentemente, è stato l’annuncio dell’associazione dei coltivatori di voler dar vita alla sesta centrale cooperativa italiana, Uecoop. Un progetto attaccato fin da subito dalle altre organizzazioni, con Giuliano Poletti, neo-presidente nazionale dell’Alleanza, che ha subito bollato l’iniziativa come «antistorica» e «dannosa». E anche in questo caso, sempre secondo l’Alleanza, alla guida ci sarebbe Tonello. Il vicepresidente di Coldiretti è stato protagonista pure del durissimo scontro registratosi nelle ultime settimane all’interno del Consorzio del Parmigiano-Reggiano, chiedendo l’ineleggibilità del presidente uscente Giuseppe Alai (che è anche presidente di Confcooperative Reggio Emilia) e scatenando – pure in questo caso – la reazione furente delle altre centrali cooperative. Alai sarà riconfermato alla guida del Consorzio. Ma le polemiche continuano.

              CRONACHE SINDACALI


                Mutualismi veri e mutualismi di facciata

                Dalla Corte costituzionale arriva uno stop alle cooperative spurie


                  «I soci-lavoratori vanno pagati come i dipendenti delle spa»

                  Piazza Matteotti, sbloccati gli indennizzi per i lavori


                    I contributi faranno parte di un bando da 30mila euro rivolto ai commercianti

                    MARANO – A cinque mesi dalla chiusura del cantiere arrivano gli indennizzi ai commercianti per il cantiere in piazza Matteotti. Lo ha annunciato il sindaco di Marano Emilia Muratori annunciando altri 30mila euro complessivi di contributi per i negozianti. «Con l’obiettivo di proseguire nella valorizzazione delle aree a vocazione commerciale – ha detto il sindaco – il Comune intende dare continuità alle azioni di sostegno attraverso il finanziamento di specifiche tipologie d’investimento sui punti vendita». Si tratta di un bando promosso dall’amministrazione, in continuità con misure analoghe messe in campo negli anni precedenti. «Questo bando vuole essere un segnale concreto della presenza dell’amministrazione a sostegno delle attività commerciali». Nel corso del 2010 il Comune di Marano aveva già emanato una prima sessione di bando pubblico per l’erogazione di contributi destinati a privati, assegnando risorse finanziarie per € 30.600,00 complessivi, destinate a interventi di riqualificazione dei punti vendita, alla ristrutturazione di immobili ad uso commerciale e ad investimenti in arredi esterni, coordinati con il progetto “Astambéin” dell’Unione Terre di Castelli. Le risorse effettive assegnate sul presente bando, da utilizzarsi a sostegno delle iniziative di riqualificazione delle attività commerciali come in seguito più espressamente specificato, ammontano complessivamente ad altri 30mila euro (anche integrabili in caso di economie maturate sul precedente bando). Il bando è vincolante ad alcune aree specifiche: riqualificazioni interne dei punti vendita, realizzazione e ammodernamento di arredi esterni, ma anche spese relative ad attività di marketing e contributi alle imprese commerciali ubicate in piazza Matteotti a indennizzo dei disagi causati dai lavori di manutenzione della stessa piazza, di recente realizzazione. Ed infine contributi a parziale rimborso di oneri Tosap. Il plafond complessivo di 30mila euro verrà ripartito tra le diverse misure sulla base delle effettive domande che perverranno sulle specifiche tipologie d’intervento previste. L’amministrazione comunale ha comunque ritenuto opportuno stabilire un indennizzo economico forfettario, commisurato ad 400 euro, a favore delle imprese commerciali che operano su piazza Matteotti in relazione ai disagi subiti nel corso delle opere di ristrutturazione della piazza avviati nel tra settembre e novembre 2012. Gli indennizzi per disagi da cantiere saranno erogati entro il 30/4/2013. Le imprese che vorranno accedere a tali contributi dovranno presentare regolare domanda entro la fine del mese.

                    «Denunciai io le ‘anomalie’ Una lotta ad armi spuntate»


                      Si dice «dispiaciuto», appare deluso e amareggiato. Roberto Adani (nella foto), sindaco di Vignola all’epoca dei fatti cui si riferiva il processo, non digerisce la dichiarazione di prescrizione dei reati. Era stato lui a denunciare questa situazione, «cui aveva fatto da apripista il caso Galassini, e poi venne applicata ad altri casi» spiega Adani. «Furono almeno sette o otto i casi oggetto di denuncia da parte mia, ma poi la Procura decise di portarne a processo solo quattro». La questione riguardava l’interpretazione di una norma, che secondo l’accusa avrebbe consentito ad alcune aziende di sviluppare ampliamenti maggiori rispetto a quanto previsto dai permessi edilizi. L’accusa di abuso edilizio era già stata dichiarata prescritta, mentre ieri sono scaduti i termini anche per quella di concorso in abuso d’ufficio. Insomma, caso chiuso. «Dispiace, però devo dire che me l’aspettavo, anche perché non ho mai creduto che fossero tutti d’accordo per applicare quell’interpretazione. Certo, ci eravamo impegnati molto per rilevare tutti i casi in cui secondo noi c’era stato abuso: la lotta all’abusivismo in Italia si fa con armi spuntate». (da.fra.)

                      SOCIAL

                      13,458FansMi piace
                      214FollowerSegui
                      100IscrittiIscriviti