Intercettazioni, pedinamenti, registrazioni abusive di incontri. Di questo sono accusati i fratelli Emilia e Fabio Sghedoni, ai vertici della multinazionale sassolese Kerakoll, coinvolti nella maxi-inchiesta della Procura di Torino, che ha comunicato di aver terminato le indagini preliminari, curate dal PM Gianfranco Colace, su 28 persone per quanto riguarda presunti spionaggi industriali e “tranelli” per screditare manager di grandi aziende. I due fratelli, in particolare, avrebbero incaricato un investigatore professionista, Riccardo Ravera, di utilizzare strumenti di ripresa, installati al Green Lab di Kerakoll, per spiare una riunione legata al mondo del calcio tra il padre Romano Sghedoni, fondatore dell’azienda e l’allora patron del Modena Calcio, il presidente dell’Hellas Verona Maurizio Setti, l’ex dg del Modena Roberto Cesati e Stefano Bassi.  Coinvolto anche Andrea Remotti, ex ad dell’azienda Kerakoll, accusato anch’esso di aver dato l’incarico alla società Mr Security, riconducibile al detective Riccardo Ravera, il cui nome è al centro delle 15 pagine di maxi-inchiesta della Procura di Torino. All’ex maresciallo dei Ros 60enne, soprannominato e conosciuto con l’appellativo di “Arciere”, per questo preciso episodio viene contestato il fatto di aver esercitato abusivamente la professione di investigatore privato. Tra le altre accuse riguardanti Andrea Remotti e Ravera c’è anche quella di aver creato un servizio investigativo per screditare Enrico Abbati, diretto concorrente di Remotti per il ruolo di dg di Kerakoll; ciò è avvenuto tramite il monitoraggio di un incontro in un hotel di Formigine tra il dirigente e Emilia Widerska, assistente per il referente Kerakoll in Polonia. I fratelli Sghedoni intanto hanno chiarito di essere sereni in merito all’attività giudiziaria e confidano che sarà accertata la loro estraneità ai fatti.