Nel video l’intervista a Pietro Ferrari, Presidente Confindustria Emilia-Romagna

La ripresa in Emilia-Romagna sarà lenta, ma bisogna riuscire a lasciare questo 2020 nero con la maggiore “accelerazione” possibile. A dirlo è il presidente di Confindustria regionale Pietro Ferrari al termine della presentazione, questa mattina, dell’indagine congiunturale sull’industria manifatturiera e sulle previsioni per i prossimi mesi. Il documento, redatto da Unioncamere, Confindustria e Impresa San Paolo ha fornito un quadro nero sui dati dell’andamento economico della prima metà di quest’anno. La nostra regione e Modena in particolare è quella che ha sofferto maggiormente in Italia a causa del lock down. Il calo di fatturato è stimato dell’11,6%, pari a quasi 44 miliardi. A soffrire di più è l’artigianato per il quale la variazione del fatturato rispetto al 2019 è del -16,1%. L’indagine stima una liquidità necessaria per coprire i costi di oltre 5 milioni di euro. Una stima più positiva è tuttavia data dal fatto che se regioni come Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia hanno patito di più per il lockdown, si prevede che a partire dal 2021 saranno quelle che traineranno la ripresa. La nostra regione, secondo le previsioni, tornerà a fare dell’export la sua forza, ma la vera discriminante per la sopravvivenza delle imprese, sarà la conversione al digitale, che sarà sempre più pervasivo. Una ripresa che, salvo un aggravarsi della pandemia, è possibile, anche se sarà lenta: si stima che serviranno circa 5 anni per tornare ai livelli del 2019. Per farlo, sostiene il presidente di Confindustria, sarà però necessario anche sfruttare al meglio gli investimenti europei e usarli per creare lavoro.