Ci sono sviluppi nell’inchiesta della Guardia di finanza di Parma che un anno fa, al termine di indagini delegate dalla Procura europea di Bologna, aveva portato al sequestro di una società parmigiana operante nel commercio di benzina e gasolio e al sequestro di 17 distributori (cosiddette “pompe bianche”) ubicate nella città ducale e a Piacenza, Reggio Emilia, Modena, Ferrara, Brescia, Lodi e Verona. Il decreto del Gip che disponeva le misure cautelari ipotizzava un’associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale con evasione dell’Iva capeggiata da tre italiani operanti uno da Dubai, uno da Miami e il terzo da Napoli e basata sulla distribuzione e la vendita a prezzi stracciati sul territorio nazionale di prodotti petroliferi provenienti da raffinerie di Slovenia e Croazia.
Nei confronti del sodalizio criminale era stato disposto un sequestro di beni per un totale di 149 milioni (26 alla sola società parmigiana). Tuttavia, tenuto conto che i beni sequestrati in Italia ammontavano complessivamente a poco meno di 20 milioni e non erano sufficienti a raggiungere l’importo del presunto profitto del reato, le Fiamme Gialle hanno rintracciato e messo ai sigilli a beni detenuti in Romania dal rappresentante legale dell’impresa di Parma. Si tratta in particolare di 18 immobili tutti ubicati a Bucarest, delle quote totalitarie in due società rumene operanti nel settore del commercio di carburanti e di quelle- sempre totalitarie- in una società immobiliare rumena oltre alle somme di 14 conti bancari accesi in banche della Romania. Il tutto per un controvalore complessivo di quasi 2,4 milioni.