Tornerà in Italia all’inizio di giugno il giovane rumeno indagato per la morte di Alessandro Gozzoli, il 41enne trovato senza vita nella sua casa a Casinalbo. L’udienza in Romania si è svolta lunedì 8 maggio e il giudice ha dato il via libera all’estradizione. Da quella data intercorrerà un tempo tecnico di circa 30 giorni prima del trasferimento del 20enne nel nostro Paese. Una volta rientrato in Italia, verrà portato nel carcere di Modena o di Bologna e verrà sottoposto a interrogatorio. Ad assisterlo è l’avvocato Francesco Uselli, che questa mattina ha incontrato il pm per avere le prime informazioni in merito al giovane. Le indagini stanno proseguendo nel massimo del riserbo anche perché è ancora in corso la ricerca del complice del rumeno estradato. L’ipotesi è infatti quella che fossero due le persone che si sono recate nella casa di Gozzoli, in via Bassa Paolucci, a Casinalbo, laddove è stato trovato senza vita il 10 di marzo. Il corpo del consulente del lavoro è stato rinvenuto sul letto, con mani e piedi legati; addosso solo la biancheria intima, la casa era a soqquadro, l’auto sparita. Senza segni di violenza evidenti sul corpo, pare che il decesso del 41enne sia dovuto a un’asfissia. Sotto la lente sono subito finiti i video delle telecamere di sorveglianza e il cellulare della vittima, dal quale gli inquirenti sono riusciti a risalire al giovane rumeno. Non è chiaro se Alessandro lo conoscesse già o se avesse concordato l’incontro attraverso apposite chat. Sta di fatto che le indagini si sono concentrate sulla ricostruzione di quanto accaduto nella notte tra il 9 e il 10 marzo, quando Gozzoli sarebbe stato ucciso. A sospettare che fosse successo qualcosa, i datori di lavoro, che non lo hanno visto arrivare in ufficio. Da lì, hanno avvertito la sorella della vittima, che ha fatto la tragica scoperta.