Basta fare qualche passo nel centro storico di Modena per imbattersi presto in qualche serranda abbassata o cessata attività. Se il colpo d’occhio basta già a far comprendere che qualcosa non va nei negozi di vicinato, Confcommercio ci mette i numeri, tracciando un bilancio preoccupante. Dal 2012 al 2023 nella nostra città hanno chiuso poco meno di 350 negozi e più di 80 bar. Viceversa, sono aumentati i ristoranti, 60 quelli in più, e le attività ricettive diverse dagli hotel, che risultano saliti di 40 unità. Il commercio al dettaglio è complessivamente calato nel giro di undici anni, passando da 1.738 imprese a 1.380. A soffrire di più per le serrande abbassate è stato proprio il centro storico. È qui che la metà degli imprenditori ha gettato la spugna, chiudendo 175 attività, di cui 38 in un solo anno, quello da poco passato. Ad andare peggio sono i negozi specializzati, come abbigliamento, mobili, giochi, libri e calzature, ma non va meglio per il commercio ambulante che ha perso quasi il 40% delle imprese attive nel 2012. Nel centro storico è crisi per i bar, ma aumentano i ristoranti e le attività ricettive, anche se solo quelle affiliate al circuito Airbnb. A influire sulla capacità dei piccoli negozi di restare aperti è la riduzione dei consumi e il consolidarsi delle abitudini di spesa online, spiega Confcommercio, che mette in guardia sul rischio di desertificazione commerciale, soprattutto in centro storico. I negozi di vicinato sono sinonimo di presidio, dice l’associazione e anche di sicurezza, oltre al fatto che rappresentano un biglietto da visita per il cuore di Modena, molto più gratificante di una serranda abbassata.