A dirlo la relazione dell’ufficio investigazioni finanziarie

Nel semestre 2015 sono inviate dalle province della nostra Regione all’ufficio investigazioni finanziarie ben 2.801 segnalazioni di operazioni sospette di riciclaggio finanziario, con una media di 4,35 operazioni sospette dentro ogni segnalazione: tra le province Modena è seconda in Regione. A questo s’aggiunge l’allarme antiriciclaggio lanciato dalla Banca d’Italia in particolare sull’uso delle banconote da 500 euro: un boom che vede l’Emilia Romagna al secondo posto in Italia con un incremento di 847% dal 2010. Un dato ripreso da Franco Zavatti, coordinatore legalità CGIL Modena che lo ha integrato con le relazioni della Direzione distrettuale antimafia e della direzione investigativa antimafia. Stando all’ultimo report semestrale 2015 della DIA, emerge che in Emilia Romagna sono presenti camorra, ‘ndrangheta e cosa nostra siciliana alle quali si aggiungono anche le propaggini straniere con a capo i russi seguiti da albanesi e rumeni. A Modena la presenza più influente è la ‘ndragheta calabrese con una capacità persuasiva del tessuto economico specie nei settori dell’edilizia, smaltimento dei rifiuti. In particolare dall’inchiesta Aemilia, definita dal procuratore capo Lucia Musti madre di tutte le inchieste, è emerso il preoccupante sodalizio tra il gruppo calabrese e il clan dei casalesi. La mafia siciliana e la camorra campana invece si inseriscono in attività produttive commerciali e del terziario . Poi c’è il settore degli appalti pubblici e sub appalti che rappresenta il filone primario di interesse per la criminalità per quanto riguarda il caporalato. Stando al rapporto Dia in Emilia-Romagna sono stati eseguiti accertamenti su 67 persone fisiche, 19 imprese e 30 mezzi.