Sono stati 266 i casi di estorsione segnalati in tutta la regione Emilia-Romagna in soli sei mesi nell’anno appena trascorso. Il dato emerge dalla relazione che il Ministero dell’Interno ha inoltrato al Parlamento sull’attività della Direzione investigativa antimafia

L’anno scorso, da gennaio a giugno, ci sono stati in Emilia-Romagna 266 casi di estorsione, 40 danneggiamenti seguiti da incendio, quattro reati in cui e’ stata contestata l’associazione di tipo mafioso e 14 casi in cui sono state contemplate le aggravanti (o attenuanti) per aver agito con il metodo mafioso. Sono alcuni dati della relazione che il ministero dell’Interno ha inoltrato al Parlamento, sull’attività della Direzione investigativa antimafia nei primi sei mesi del 2018. Come confermato dal processo Aemilia che si e’ celebrato a Reggio Emilia e concluso in primo grado lo scorso 31 ottobre con 118 condanne, “in Emilia-Romagna, l’elevata propensione imprenditoriale del tessuto economico regionale e’ uno dei fattori che catalizza gli interessi della criminalità organizzata, sia autoctona che straniera, anche ai fini del riciclaggio e del reinvestimento in attività economiche dei profitti illeciti”. Tra le mafie nazionali, spiega poi la Dia, “la ‘ndrangheta ha adottato, anche in questa regione, un approccio marcatamente imprenditoriale, prediligendo, tra le proprie direttrici operative, l’infiltrazione sia del tessuto economico produttivo sia delle amministrazioni locali, aggredendo il territorio, non attraverso il predominio militare, ma orientandosi alla corruttela e alla ricerca delle connivenze, funzionali ad una rapida acquisizione di risorse e posizioni di privilegio”. Scorrendo l’elenco delle consorterie criminali calabresi individuate sul territorio si rileva come in particolare a Modena abbiano agito soprattutto soggetti contigui alla cosca Arena di Isola di Capo Rizzuto.