Sono stati tanti i modenesi a partecipare all’ingresso in Duomo del nuovo Vescovo Erio Castellucci scelto per guidare la diocesi di Modena e Nonantola. Vediamo le tappe della sua giornata

Un’accoglienza piena d’amore. Assieme al grande abbraccio dei modenesi nel giorno dell’ingresso in Duomo, il nuovo Vescovo ha parlato con il cuore, indicando la via per la Diocesi di Modena e Nonantola. Lo ha fatto però in maniera umile e questo è piaciuto ancora di più ai tanti fedeli intervenuti, soprattutto quando ha detto: “So che avete molte attese; non spettatevi però troppo da me. Se il paragone non suonasse irriverente, direi che l’unica risposta per me possibile alle vostre attese è quella di Gesù nel Vangelo di oggi. Come Chiesa, dovremo affidarci di più ai progetti di Dio e aggrapparci di meno ai nostri piccoli disegni”. La giornata di Don Erio, così ama essere ancora chiamato, è partita poco dopo le nove al cimitero San Cataldo per la visita alla tomba del suo predecessore, Mons. Antonio Lanfranchi. La seconda tappa è stata quella del centro Porta Aperta dove è stato ricevuto da un caloroso applauso dagli ospiti accolti nella struttura e in particolare, si è soffermato con un gruppo di pakistani arrivati di recente. Parole di incoraggiamento per chi in questo momento sta vivendo una difficile situazione personale. Mons. Castellucci è rimasto inoltre a lungo davanti alla croce di Lampedusa, fatta con il legno di uno dei barconi sbarcati carico di migranti nelle coste italiane. Toccante anche la visita del nuovo Vescovo al Policlinico accolto dal direttore sanitario Ivan Trenti che lo ha accompagnato nella chiesetta interna del nosocomio. Castellucci ha definito l’Ospedale un suolo santo: qui si incontra il Signore che soffre ed è visitato, che è fragile e viene curato. Nel pomeriggio, prima dell’ingresso in Duomo, l’incontro con le autorità è stato spostato a causa della pioggia da Piazza Roma alla Chiesa San Carlo. Don Erio emozionato ha ringraziato le autorità modenesi perché con i messaggi di benvenuto inviati subito dopo la nomina, ha avvertito l’intelligenza, il calore e l’operosità dell’intera città sentendosi subito ‘a casa’, perché con affetto e familiarità ho conosciuto il volto attivo e vivace di Modena, nota per una operosità che però non ha perso la cura delle relazioni, per una laboriosità che però cerca di mantenersi ‘a misura d’uomo’. Poi è stato il momento dell’ingresso in Duomo. Erio Castellucci è stato accolto non solo dai fedeli modenesi, ma anche dai tanti romagnoli che a Forlì hanno saputo amare negli anni l’opera di questa persona semplice che ha dimostrato di saper parlare direttamente al cuore. Il Vescovo in cattedrale ha salutato il Nunzio Apostolico Adriano Bernardini, che a nome di papa Francesco gli ha imposto il pallio. Lo ha ringraziato anche perché nel dialogo del 25 maggio scorso, definito un’ora che ha rivoluzionato la sua vita fino a quel momento abbastanza serena, lo ha aiutato pazientemente a capire che doveva affidarsi alla Chiesa e non aggrapparsi ai suoi progetti, pure degni e generosi. Progetti che da oggi porterà avanti con la Diocesi di Modena e Nonantola, dove sul piatto c’è subito un emergenza che non può aspettare, quella che riguarda l’accoglienza dei profughi. Monsignor Erio Castellucci ha indicato la via parlando degli scarti del mondo, spiegando che se sono in questa condizione, vuol dire che qualcuno li ha messi in un angolo e chi lo ha fatto? Altri esseri umani, perché nel cuore di ciascuno abita anche l’egoismo. Abbattere questo atteggiamento, che la Chiesa chiama peccato, sarà il compito della comunità cristiana.