Nubifragio di sabato: tecnici della Provincia sono al lavoro per quantificare i danni in vista della richiesta dello stato di calamità. Colpita soprattutto l’agricoltura

I danni, dopo la tempesta. Nella Bassa modenese è la fase dei sopralluoghi, delle prime stime. Ed è in molti casi il momento dello sconforto, dopo il violento nubifragio di sabato pomeriggio che ha portato ancora distruzione, tre anni dopo il terremoto e 18 mesi dopo l’alluvione. I tecnici della Provincia sono già al lavoro per verificare quanto sia estesa l’area bersagliata dalla grandine e a quanto ammontino i danni. Il tutto finalizzato ad una eventuale richiesta di stato di calamità. Uno stato di emergenza che da queste parti sembra diventato una tragica normalità. Oltre a case e capannoni, ad essere stata colpita è stata soprattutto l’agricoltura: pere, mele, uva e soia le colture più ferite. Danni che vanno tra il 50 e la quasi totalità del raccolto: quantità ben superiore alla soglia del 30% necessaria per ottenere i rimborsi. Il vento e la grandine abbattutisi sabato sono stati un evento eccezionale: in alcuni casi i chicchi di ghiaccio hanno distrutto non solo tetti e piante, ma anche gli impianti anti-grandine. Le piante sono state pesantemente ferite dall’improvvisa scarica di maltempo: alcune hanno perso le foglie. “Sembra di essere in inverno”, scuotono la testa i contadini della Bassa. In queste ore si sta provvedendo alla cura degli alberi: se non si rimetteranno, sono a rischio anche i raccolti del prossimo anno.