Continuano le sofferenze per l’industria manifatturiera modenese

Nessun sussulto, nessuna ripresa: qualche timido segno più, sì, ma l’attesa inversione di tendenza ancora non si vede. Si salva solo chi esporta. Nell’industria manifatturiera modenese, la tendenza in atto ormai da anni si conferma anche nel secondo trimestre del 2015. A dirlo sono i dati della periodica indagine congiunturale realizzata dalla Camera di commercio in collaborazione con Cna e Confindustria. Rispetto al secondo trimestre del 2014, tra aprile e giugno di quest’anno la produzione delle imprese della provincia di Modena è risultata in calo dello 0,9%, mentre i ricavi sono lievitati del 2% e l’occupazione è rimasta stabile. L’unica impennata, in linea con la tradizione in atto da quando c’è la crisi, è alla voce export: gli scambi commerciali con l’estero guadagnano ben 8 punti percentuali e rappresentano ormai poco meno della metà del volume d’affari complessivo della manifattura geminiana. Segno che chi si è internazionalizzato va meglio, ma pure che chi non lo ha fatto va peggio. Dal report della Camera di commercio si evince anche il +10,4% dei volumi produttivi rispetto al primo trimestre dell’anno, ma l’aumento è fisiologico e dunque non rappresenta, di per sé, un particolare indicatore positivo. Quanto ai singoli settori, si segnalano in positivo le performance del tessile e della meccanica. Stabile il settore alimentare, mentre proseguono i momenti difficili di ceramica e biomedicale. Dopo qualche timida avvisaglia di ripresa, poi, gli imprenditori sembrano essere tornati su orientamenti per lo più pessimistici. Se nel primo trimestre dell’anno, il 33% degli intervistati stimava, per il futuro, una crescita della produzione, ora quella quota si è ridotta al 6,5%. Il 94% delle aziende non prevede di assumere nessuno.