Il tribunale di Modena, insieme a quello di Caserta, emetterà 109 avvisi di garanzia

Ciclisti amatoriali, dilettanti, ma anche qualche grande nome specialmente nel mondo del ciclocross, oltre a qualche ex campione decaduto che ci è ricascato, una volta ancora. E poi medici, preparatori atletici, dirigenti, gestori di negozi di bicilette, fino ad arrivare a portantini di ospedali, trasportatori, gente del nord e del sud, con il comune denominatore delle due ruote. Sta per abbattersi nelle prossime ore una nuova tempesta sul mondo del ciclismo, la conclusione vera e propria dell’indagine che ieri ha visto nove persone deferite dal Comando dei Carabinieri di Sassuolo all’autorità giudiziaria di Modena la quale, coordinandosi con i Nas e con la Procura di Caserta, da tempo grazie ad intercettazioni telefoniche e ambientali, ha nel mirino per 109 persone, in tutta Italia, specialmente nei due capoluoghi di provincia. Un giro enorme che comprende anche un minimo traffico di cocaina ma che soprattutto chiama in causa il mondo delle corse amatoriali, delle scommesse, un giro di sacche di sangue, di epo, di flaconi di sostanze dopanti nascosti dalle cantine ai casolari di montagna. Una vera e propria maxi retata che sposta il mirino del lavoro delle Procure dal ciclismo professionistico, sfiorandolo appena, a quello delle gare amatoriali. La stessa Procura di Modena peraltro, ha chiesto invano la collaborazione del servizio antidoping dell’Uci, la federazione ciclistica internazionale, senza ottenere appunto risposta alcuna, a conferma che anche nello sport esistono diversi tipi di inchieste, quelle che fanno rumore e quelle che fanno male. E questa fa parte delle seconde.