Così si presentava ieri il centro storico di Modena. Da via Emilia a via Farini, da Corso Duomo a via Taglio. Fotografie che fanno pensare a una pandemia ormai finita quando la realtà dei numeri dichiara diversamente. In un cuore cittadino svincolato da severi controlli, che comunque a fatica avrebbero dissipato i fiumi di persone riversati nelle vie dei negozi, il colpo d’occhio è sufficiente a capire che le misure di sicurezza anticovid non sono state rispettate. Impossibile mantenere le distanze in vie ricolme di persone o accalcate davanti alle luccicanti vetrine addobbate per Natale. Ma la diretta conseguenza di queste immagini è l’allarme da parte del mondo della sanità e del mondo istituzionale. Proprio per la festa più amata, per la quale si prevedeva un allentamento delle norme anticovid, è in arrivo una nuova, dura stretta. Dopo un vertice di oltre tre ore tra Governo e Comitato Tecnico Scientifico, è passata la “linea dura”, chiesta dagli esperti per prevenire la temuta terza ondata. L’esecutivo ha chiesto allo stesso Comitato di formulare e presentare proposte concrete che potrebbero rientrare in un nuovo Dpcm. Secondo le ipotesi, tutta l’Italia potrebbe diventare zona rossa o arancione nei giorni festivi e prefestivi e cioè a “singhiozzo”: dal 24 al 27 dicembre, dal 31 dicembre al 3 gennaio e poi ancora il 5 e il 6 gennaio. Ma la stretta, che limiterebbe gli spostamenti e gli assembramenti, potrebbe scattare già da questo week end, cioè il 19 e il 20, date considerate ad alto rischio per i movimenti programmati da milioni di italiani. La via più accreditata sembra essere quella di un’Italia in zona rossa, con un lockdown stile Merkel, con negozi chiusi e divieto di spostamenti fuori dai comuni, ad eccezione di quelli più piccoli. Non è ancora del tutto esclusa però l’ipotesi di un’Italia “arancione” con le attività aperte.

 

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