Al termine di un vertice durato quasi tre ore i leader del centrodestra hanno deciso che la regola del 2018 non si cambia: il partito che prenderà più voti il 25 settembre deciderà il prossimo premier. È quindi il nome di Giorgia Meloni quello ad essere avvantaggiato nella corsa alla leadership, dato le preferenze segnalate da tutti i sondaggi. L’incontro è stata occasione per sciogliere anche il nodo dei collegi uninominali: l’intesa sul criterio della loro distribuzione si baserà sulla selezione dei candidati più competitivi in base al consenso attribuito ai partiti. In sostanza: 98 seggi a FdI, 70 alla Lega, 42 a Forza Italia, compreso l’Udc, e 11 a Noi con l’Italia  e a  Coraggio Italia. Per la Lega a fine incontro i sentimenti prevalenti sono stati di “soddisfazione e ottimismo”. E a confermare la grande intesa nella colaizione è stato proprio il leader di Noi con L’Italia Maurizio Lupi.

“Si è ritrovato un grande spirito di unità – ha dichiarato lo stesso Lupi – teso a presentarci alle prossime elezioni del 25 settembre come forza di governo del paese”

Sull’altro fronte, il centrosinistra sta lavorando a un campo largo, in un’operazione che appare tutta in salita. Lo schiacciante vantaggio della coalizione di centrodestra è evidente nella mappa disegnata dall’Istituto Cattaneo di Bologna. L’Italia è quasi tutta blu, con poche eccezioni di colore rosso-rosa a indicare quei territori in cui il centrosinistra parte in vantaggio. Si tratta di poche macchie, tra la nostra Regione a la Toscana. Poste così le cose, il centrodestra vincerebbe nel 70% dei collegi uninominali e nessuna alleanza in area centrosinistra riuscirebbe a raggiungere la maggioranza. Secondo l’istituto Quorum/YouTrend per Sky, i dem riuscirebbero a ottenere qualche seggio in più se si alleasse con partiti centristi, Verdi/Sinistra e Articolo 1-MDP, lasciando perdere il Movimento cinque stelle. In questo caso il centrosinistra riuscirebbe a ottenere dai 116 ai 136 seggi alla camera e dai 50 ai 70 in senato; Si tratta dello scenario in assoluto più favorevole al PD e che tuttavia vedrebbe comunque il centrodestra forte di 222-242 parlamentari alla camera e di 109-129 in senato.