Erano appena usciti dal carcere di Reggio Emilia, quando i Carabinieri del nucleo investigativo di Modena li hanno nuovamente arrestati. Per Giuseppe e Palmo Vertinelli di Cutro, l’accusa è di avere agito in funzione di un sodalizio criminale legato all’Ndrangheta

Per intestazione fittizia di società e per altri reati emersi nell’ambito del processo Aemilia in corso a Reggio erano già finiti in carcere. Ma allo scadere dei termini e poche ore dopo avere lasciato la casa circondariale di Reggio Emilia i fratelli Giuseppe e Palmo Vertinelli, di 55 e 56 anni, nativi di Cutro e residenti a Reggio Emilia sono stati obbligati a farvi ritorno. Il nucleo investigativo dei Carabinieri di Modena ha eseguito ieri mattina nei loro loro confronti un ordinanza di custodia cautelare con l’accusa di associazione mafiosa legata all’articolo 416 bis. Già coinvolti nella terza tranche di arresti legati all’inchiesta Aemilia che nel settembre del 2015 portò in carcere insieme a loro anche il boss Michele Bolognino, i  due sono tornati nuovamente al centro delle indagini dei Carabinieri negli sviluppi dell’inchiesta nel gennaio del 2016. Indagini che avevano portato al sequestro di un bar sulla circonvallazione di Reggio Emilia ed una società edilizia. Attività per l’accusa legate al sodalizio criminale ‘ndranghetista. Attività che avevano sede principalmente nella zona di Montecchio. Le indagini hanno portato alla raccolta gravi atti indiziari tesi a supportare il legame dei due fratelli all’Ndrangheta. La tesi dell’accusa si basa sul ruolo che i due fratelli avrebbero avuto, in veste di imprenditori a totale disposizione del sodalizio  gestendo le attività economiche di maggiore rilievo soprattutto in tema di reimpiego di denari di illecita provenienza sia dall’area emiliana sia dall’area emiliani, ponendosi in stretto contatto con i massimi vertici dell’organizzazione criminale.