Si tratta di giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano

Non si fa in tempo a parlare di una ripresa dell’economia che subito arriva una doccia fredda sul fronte del lavoro giovanile. In Italia i “Neet”, i giovani tra i 15 e i 29 anni che non sono occupati né iscritti a scuola o in apprendistato, sono il 26,09%  il quarto dato più elevato tra i Paesi Ocse. A riferirlo è la stessa organizzazione in un rapporto sulla disoccupazione giovanile. All’inizio della crisi i Neet erano il 19% ora il dato si attesta al 26: una percentuale che se contabilizzato raggiunge il 2% del Pil, dunque un fenomeno non marginale e con costi sociali molto elevati.

Tra le soluzioni individuate per arginare l’emorragia dei Neet c’è la formazione che permette ai giovani di sviluppare le competenze sia tecniche che di vita; una volta formati è necessario cercare individuare la loro migliore collocazione nel mondo del lavoro.

Ai nostri microfoni Alessandro Rosina, Docente Università Cattolica di Milano