Siglato un accordo per proseguire e rafforzare l’attività di monitoraggio ambientale nel campo di coltivazione idrocarburi

Nel 2014 il rapporto di Science fece discutere perché affermava che data l’intensa attività estrattiva in Emilia Romagna, a cavallo fra Modena e Ferrara, poteva esserci una relazione tra le scosse e l’uso delle trivelle. E a 4 anni e mezzo dal sisma si torna a parlare della situazione al campo Cavone nel comune di Novi. Dopo aver sottoscritto nel 2015 con il ministero dello Sviluppo economico le linee guida nazionali sul monitoraggio delle attività estrattive, la Regione Emilia-Romagna ha siglato un protocollo operativo, che dà applicazione concreta all’accordo. Sul sito Lab Cavone sono pubblicate, infatti, mappe in cui vengono visualizzati entro ventiquattrore i dati relativi alla sismicità di tutta la Bassa modenese e di un’area ancora più vasta, di circa 8.000 chilometri quadrati. Un’attività resa possibile grazie al contributo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, e soprattutto alle strutture tecnologiche presenti, tra cui una rete di sensori di micro sismicità in grado di misurare anche scosse di lievissima intensità. Si tratta di un sistema di rilevazione delle deformazioni del suolo, capace di indicare qualsiasi variazione subita dal terreno e che consente di definire soglie di rischio anche molto basse facendo scattare, se necessario, la limitazione, la sospensione o l’interruzione delle attività.