A settembre la campanella suonerà, ma non per tutti gli studenti. Almeno così sono al momento orientate le ipotesi di riapertura nelle scuole. Secondo gli scenari descritti dalla ministra Lucia Azzolina e dal comitato di esperti del Miur, a tornare in classe sarebbero solo gli studenti più piccoli, scuole dell’infanzia, elementari e medie e sempre tenendo conto degli scenari dell’epidemia. L’obiettivo è quello di non privare i più giovani dei momenti di socialità, mentre gli studenti delle scuole superiori continuerebbero con la didattica a distanza, almeno per la prima parte dell’anno. Tutto resta ovviamente legato ai numeri dell’evoluzione dell’epidemia, che saranno il termometro delle decisioni. Le lezioni dal vivo per i più piccolo saranno in ogni caso studiate per azzerare i rischi di contagio. Per questo si pensa a orari e ingressi scaglionati, all’utilizzo non solo delle aule ma anche di parchi, giardini, oratori e strutture comunali. Le scuole potranno fare accordi per progetti con gli enti locali al fine di integrare la didattica: più musica, sport, cinema, teatro e arte. Per i ragazzi delle superiori si proseguirà invece col mezzo tecnologico. Almeno nella prima parte dell’anno la didattica a distanza sarà ancora centrale, anche perché le misure di distanziamento in ambienti che sono antichi o piccoli non si prestano a poter ospitare tutti gli studenti. L’idea di base è che i ragazzi più grandi sono anche quelli che possono rimanere da soli, mentre i piccoli necessiterebbero la presenza di un adulto in casa: e con il rientro al lavoro di migliaia di genitori si porrebbe un problema serio nella gestione familiare.