Manca la firma del ministro Roberto Speranza, ma ormai l’Emilia-Romagna vede giallo. Domani il cts si riunirà per cambiare colore alle regioni e la nostra si presenta con numeri che proiettano nella fascia dalle restrizioni meno rigide, dopo oltre due mesi passati tra il rosso e l’arancione. L’Emilia-Romagna si presenta al verdetto con un Rt inferiore allo 0,8 e un tasso di contagiati ogni 100mila abitanti ancora a ribasso: nella nostra provincia, dove i numeri dell’epidemia continuano a essere tra i più alti, la media è di 160, molto inferiore alla soglia dei 250 che fa scattare in automatico la zona rossa. Anche la fondazione Gimbe, nel suo tradizionale monitoraggio indipendente, segna una situazione in miglioramento, anche se sottolinea come la nostra regione abbia ancora le terapie intensive occupate al 38%, quindi sopra ai livelli di guardia. Dopo settimane di situazione critica, scende invece finalmente sotto l’indice del 40% la pressione sulle aree mediche degli ospedali, che possono respirare con un’occupazione scesa al 33%. La fondazione Gimbe, a commento delle riaperture parla di “decisione presa sul filo del rasoio” in merito ai dati legati alla pandemia, ma allo stesso tempo, dice, si tratta una scelta coraggiosa per rilanciare le attività produttive e attenuare le tensioni sociali. Il rischio, comunque, resta quello di dover richiudere tutto in estate, perché in zona gialla sarà inevitabile una risalita del contagio. Per evitare che l’aumento sia dirompente, la fondazione esorta il governo a investire maggiormente sul contact tracing e i sistemi di testing, ma anche di rivedere lo stesso sistema delle “Regioni a colori”, che ha rilevato numerosi limiti. Secondo Gimbe “servono nuovi parametri nazionali per attuare tempestive chiusure locali ed evitare la diffusione del contagio, arginando così la necessità di restrizioni più estese e rigorose”.