Il sogno è restituire l’Abbazia di Nonantola ai fedeli a maggio 2017, nel quinto anniversario del terremoto che colpì Modena e provincia. E’ presto per dire se i tempi del cantiere saranno rispettati, ma c’è un’altra data cara al paese e si tratta del 31 dicembre 2017. Il giorno di San Silvestro, patrono di Nonantola, potrebbe essere un’altra occasione di rinascita per la Basilica, fondata nel 752 dall’abate Anselmo, che già duca del Friuli, ricevette in dono dal cognato, il re longobardo Astolfo, le terre di Nonantola. Secondo Don Luciano Benassi, Delegato arcivescovile per i Beni culturali, questo per l’Abbazia è il momento di risorgere.

Il cantiere dell’Abbazia è uno dei più significativi della ricostruzione post-sisma sia per il valore architettonico dell’edificio sia per la lunga tradizione liturgica e spirituale che racchiude. Per questo la possibilità di visita è libera per tutto l’arco del suo svolgimento è a tal proposito è stato ideato un cantiere didattico. Si tratta di un modo per poter ammirare le lavorazioni in atto e non abbandonare l’edificio anche in questa fase. Un’occasione unica, da non perdere per scoprire in tutta sicurezza i segreti di un grande cantiere di restauro.

Durante i lavori all’Abbazia sono emersi anche ritrovamenti importanti che riguardano l’architettura romanica. Si tratta di una conferma di quanto gli storici hanno dimostrato negli ultimi tempi: l’arte medioevale amava il colore, quindi anche le absidi del complesso monastico avevano più colori.

La redazione del progetto ha richiesto  un lavoro di studio  ed analisi, per avere un quadro di conoscenze sulla struttura e le trasformazioni dell’Abbazia lungo  gli anni. La zona  absidale è la grande malata  del complesso: il pesante campanile  che vi appoggiava ha compromesso  negli anni la struttura muraria. La natura  del sisma unita alle tecniche di costruzione ha determinato i danni maggiori, perché la gravità era il collante principale dell’edificio. L’analisi  al laser attraverso le primitive, ovvero le forme geometriche di base iniziali, ha permesso inoltre di scoprire le deformazioni non visibili ad occhio nudo e difficilmente rilevabili con gli strumenti tradizionali. Fin dai primi momenti dopo il terremoto, la prima domanda, dopo avere provveduto all’incolumità delle persone, è stata: “Cosa possiamo fare per non abbandonare l’abbazia?”. Vi è stata fin da subito una precisa volontà nel mantenere aperta la basilica, almeno alle visite turistiche, non essendoci ovviamente le condizioni per potervi sostare all’interno per il culto. Dapprima con le visite alla sola cripta, e poi, con l’allestimento di un idoneo ponteggio-passerella per poter ammirare nuovamente le maestose navate, e in questo modo il tempio ha continuato a vivere e a far parlare di sé e della propria storia. E’ stato importante non abbandonare le pietre della basilica, perché un numero sempre crescente di visitatori ha potuto accedervi e sentire parlare dei valori da esse trasmessi.

“Le pietre dell’Abbazia di Nonantola, secondo il vescovo  Erio Castellucci, sono tessere di un mosaico, antico dodici secoli e mezzo, che compone lacrime e gioie, speranze e delusioni, preghiere e sofferenze, attese e traguardi. Sono pietre che parlano di uomini e donne del popolo e della nobiltà, poveri e ricchi, santi e peccatori; sono testimonianza di culture e società succedutesi nelle diverse epoche storiche; danno voce all’intimo dei cuori di schiere di pellegrini viandanti. Sono segni, insomma, della Chiesa di “pietre vive” che prosegue, affidata a Cristo il suo cammino faticoso ma fiducioso nel mondo.

Come dicevamo in apertura, la speranza di tutti i soggetti coinvolti è di terminare il cantiere entro il maggio del 2017, a 5 anni dal terremoto.