È arrivata l’ufficialità: la Covid-19 è la seconda pandemia di questo secolo. L’ultima dichiarata dall’Oms è stata la cosiddetta “influenza suina”, la H1N1, di 11 anni fa. Così come l’H1N1, il Covid-19 si è spostato rapidamente da un continente all’altro a bordo degli aerei. Oggi come allora, ogni Paese è quindi tenuto a rispondere mettendo in atto dei piani pandemici, da aggiornare costantemente, per gestire l’organizzazione di ospedali e terapie, in linea con quanto previsto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Questi piani possono prevedere misure per riorganizzare i posti letto negli ospedali, comprese le strutture di terapia intensiva, e percorsi per alleggerire le strutture di pronto soccorso; altri provvedimenti possono invece riguardare i numeri del personale sanitario; l’acquisto di farmaci e la messa a punto e la produzione su larga scala di un vaccino diventano prioritarie, così come l’organizzazione delle campagne di vaccinazione; in alcuni casi potrebbe anche diventare necessario fare delle scelte relative all’accesso alle terapie. Al momento, l’OMS ha acquistato la possibilità di inviare propri contingenti in loco, chiedendo ai singoli Stati di adottare le misure che siano ritenute maggiormente opportune. Secondo la definizione dell’Oms, una pandemia è la diffusione in tutto il mondo di una nuova malattia e generalmente indica il coinvolgimento di almeno due continenti, con una sostenuta trasmissione da uomo a uomo. La gravità di una malattia non è il parametro decisivo perché venga dichiarata una pandemia, che riguarda invece l’efficacia con la quale una malattia si diffonde.