Dalla riduzione degli acquisti di vino rosso, alla minor propensione al consumo da parte delle giovani generazioni, fino a una maggior attenzione al contenuto di alcol e un orientamento delle preferenze verso vini più leggeri. Un anno complesso il 2023 per il settore del vino, con un calo nelle importazioni a livello mondiale legate a ragioni sia di carattere congiunturale che strutturale. Anche l’export ha subito un lieve rallentamento a livello totale di vendite oltre frontiera, meno dell’1% sia a valore che a volume rispetto al 2022. Così, ad un “overstock” di acquisti da parte degli importatori, generato da timori per le rotture delle catene di approvvigionamento e rialzi dei prezzi, si sono aggiunti gli effetti del rallentamento economico e del calo nella capacità di spesa dei consumatori, messa sotto pressione da fenomeni inflattivi. In questo scenario di elevata complessità, l’Emilia-Romagna è andata in controtendenza. Lo dice l’edizione 2024 dell’Osservatorio sulla competitività delle Regioni del Vino, realizzato da Nomisma Wine Monitor in collaborazione con UniCredit. La nostra regione, infatti, ha visto crescere l’export del 3% rispetto al 2022, per un valore di 446milioni di euro, guadagnando il terzo posto tra le top 10 regioni di origine dei vini più venduti nella Gdo italiana, il secondo invece per volumi con 29,4 milioni di litri. Non solo: con oltre 53mila ettari, l’Emilia-Romagna ha registrato anche un incremento della superficie adibita a vigneto del 2,8% tra il 2013 e il 2023, con una crescita in chiave “bio” del 13,3% tra il 2012 e il 2022.