Non basta vincere 2-1 a Udine, il successo ampiamente pronosticato del Palermo sul Verona condanna la squadra di mister Castori che saluta la A nonostante i 38 punti

E’ andata come già si sapeva. Alla faccia di chi pensa che il calcio non sia una scienza esatta. Il Carpi saluta la A dopo un solo anno: è inutile il successo all’ultima di campionato per 2-1 a Udine firmato dalla doppietta di Verdi. A spedire i biancorossi fra i cadetti è la vittoria del Palermo per 3-2 sul Verona, nella gara più facile da pronosticare degli ultimi anni di calcio. I veneti, già spacciati, privi di Toni e con 15 milioni di buoni motivi per salvare i rosanero, si affidano al loro portiere Gollini che regala con due errori l’1-0 a Vazquez e il 2-1 a Maresca. In mezzo Viviani aveva illuso il Carpi firmando l’1-1 che per 3 minuti ha tenuto la squadra di Castori in salvo. Ci ha pensato poi Gilardino, segnando sul cross di Rispoli partito in fuorigioco, a chiudere i conti. Nel finale Pisano ha di nuovo accorciato le distanze, ma nei 10′ finali il Verona si è ben guardato dall’avvicinarsi all’area di rigore rosanero. Il Carpi aveva un solo compito a Udine: vincere e sperare. La prima parte l’ha svolta bene, soffrendo in avvio la verve dell’Udinese e poi colpendo su calcio di rigore procurato da Lasagna e trasformato da Verdi. L’immediata espulsione di Thereau per un’offesa all’arbitro Mazzoleni ha poi preceduto di poco il bis sempre di Verdi, dopo un’azione fantastica, con l’ex milanista che ha saltato tre uomini prima di sparare sotto la traversa. Nella ripresa si vive più sulla speranza del Verona che su quello che accadeva alla Dacia Arena, ma il miracolo non è arrivato. Così nel finale c’è gloria anche per Di Natale, alla gara di addio dopo 12 anni a Udine, che trasforma il rigore dell’1-2. Il Carpi retrocede per un punto, chiudendo a 38, una quota che in 9 degli ultimi 10 campionati era valsa la salvezza. Non è bastata una rimonta clamorosa, con 28 punti nelle 21 gare del 2016, per mettersi tre squadre alle spalle. I due rigori falliti da Mbakogu con la Lazio e i tanti errori della scorsa estate hanno lasciato il segno.