Le tane degli animali sono un pericolo costante e la burocrazia rallenta la messa in sicurezza

Da una parte le tane di tassi e volpi, che rendono gli argini più fragili. Dall’altra la lentezza della burocrazia, che tiene bloccati in cassa i soldi necessari per gli interventi di messa in sicurezza. A quasi due anni dall’esondazione che allagò la Bassa modenese, Secchia e Panaro fanno ancora paura. Lo dicono i ripetuti studi di esperti, anche dell’Università di Modena e Reggio, che individuano nelle tane degli animali selvatici la principale causa dell’alluvione del 2014 e che sollecitano interventi urgenti per limitare l’azione erosiva di tassi, volpi e istrici. Lo confermano, una volta più, i numeri diffusi nei giorni scorsi dall’Aipo, che ha fatto il punto sull’attività degli ultimi mesi. Per mettere in sicurezza gli argini di Secchia e Panaro è stato speso meno di un terzo di quanto era stato stanziato all’indomani del disastro naturale: appena 18 milioni su 63, per un totale di 60 cantieri avviati. La somma è ripartita in maniera uguale tra i due fiumi, anche se nel 2014 – dopo la rottura dell’argine a San Matteo – si è stabilito che la maggior parte delle risorse, in tutto, 41 milioni, andassero destinate al Secchia. In più, come detto, c’è il pericolo costante delle tane: anche dove gli operatori di Aipo intervengono con lavori di ripristino, può capitare che gli animali tornino subito ad aprire dei varchi. Intanto, a Soliera, proprio nei giorni scorsi uno smottamento lungo il Secchia ha riacceso i timori: le opposizioni – Forza Italia, Movimento 5 Stelle e Rilanciamo Soliera – interrogano il sindaco: “Il problema va risolto prima che il livello dell’acqua lo impedisca”.