Dopo 8 ore di estenuanti trattative Francesco Amato si è arreso. L’uomo condannato a 19 anni nel processo Aemilia da questa mattina ha tenuto sotto sequestro 5 dipendenti dell’ufficio postale di via Fratelli Cervi a Reggio Emilia. L’uomo, che si era reso latitante dopo la sentenza del 31 maggio scorso, avrebbe agito per proclamare la sua innocenza e contestare una pena troppo severa
Non aveva accettato la condanna a 19 anni a suo carico, giudicata da lui troppo severa è così dopo essersi reso latitante dopo la sentenza del 31 ottobre scorso nel processo Aemilia Francesco Amato, 55 anni avrebbe deciso di esprimere la sua rabbia attraverso un gesto estremo. Ed è così che questa mattina alle 8:40, armato di coltello, ha fatto irruzione nell’ufficio postale di via Fratelli Cervi a Reggio Emilia da lui abitualmente frequentato. Qui ha minacciato di ammazzare tutti gridando la propria disperazione per essere stato condannato ingiustamente, a suo dire, ad una pena troppo severa: 19 anni e un mese. Quella in primo grado per essere accusato di essere il braccio armato della cosca ndranghetistica attiva a Reggio Emilia. L’uomo fa uscire una decina di clienti presenti in quel momento nell’ufficio, tra questi anche la figlia della direttrice che si era recata sul posto per consegnare un pacco. Sarà lei una volta fuori a dare l’allarme ai Carabinieri che insieme ai nuclei speciali che circondano l’edificio danno inizio ad una lunga ed estenuante trattativa con l’uomo che proseguirà per tutta la giornata. L’area intorno alla palazzina nella quale oltre all’ufficio postale trovano posto anche altre attività ed appartamenti, viene circondata. Anche le telecamere vengono tenute a debita distanza, intorno alle 11:00 una delle dipendenti accusa un malore e viene fatto uscire. Segno comunque che l’uomo intende collaborare. Chiede di parlare con il Ministro Matteo Salvini per denunciare lo stato disumano delle carceri. Le trattative condotte dai Carabinieri continuano per la liberazione delle 4 donne rimaste in ostaggio. Tre addette allo sportello e la direttrice. All’esterno il Procuratore capo Marco Mescolini, arriva anche il comandante regionale dei Carabinieri Domizzi. Si valuta l’intervento delle Forze speciali. Oltre alle Forze dell’ordine davanti all’ufficio è un via vai anche di sanitari pronti ad intervenire. Alle 13:30 le Forze speciali entrano nell’edificio dal retro fermandosi nei locali adiacenti all’ufficio postale in attesa di un eventuale via libera all’irruzione. Ma si prosegue nella trattativa dove si inserisce anche la figlia della direttrice. Via Fratelli Cervi viene raggiunta da centinaia di cittadini tenuti a debita distanza. Tra questi anche numerosi parenti dello stesso Amato. Il cognato e una delle nipoti che non vogliono farsi riprendere attirano però l’attenzione condannando pubblicamente il gesto del parente e spiegando che l’uomo non avrebbe meritato una pena così pesante. E sarebbe questa, dicono la motivazione che lo avrebbe spinto al folle gesto. Alle 15:30 i parenti vengono accompagnati dalle Forze speciali all’interno dell’edificio, attraverso una porta secondaria. Ultimo tentativo per convincere l’uomo ad arrendersi. E forse è proprio attraverso le loro parole che Francesco Amato decide di dire basta. Alle 16:30 si arrende. Il personale tenuto in ostaggio sta bene. L’uomo viene braccato e portato all’esterno e mentre esce accusa Polizia e Carabinieri: ‘Siete stati voi’.