L’8 marzo non può essere un giorno di festa: lo dicono i dati dei centri antiviolenza. I dati raccolti evidenziano come a livello regionale siano aumentate le richieste di aiuto. A Modena nel 2016 sono state più di 600 le donne accolte nei centri antiviolenza, numero elevato ma inferiore rispetto agli anni scorsi

8 marzo: giorno in cui cade la festa della donna. Ma la voce che si alza dal Coordinamento dei centri antiviolenza regionale e dall’Osservatorio di Modena dice che c’è poco da festeggiare. Sul nostro territorio, infatti, i dati che fanno riferimento alle attività del 2016 della Casa delle Donne contro la violenza di Modena e Vivere donna di Carpi hanno contato 676 donne che hanno chiesto aiuto. Un numero che, per quanto riguarda l’associazione con sede nella nostra città, è aumentato negli ultimi anni, passando dalle 271 richieste del 2010 alle 370 del 2017. Presso l’associazione modenese, hanno chiesto aiuto più di 200 le donne con figli, che nel 52% dei casi, hanno subito a loro volta forme di prevaricazione. Altri dati relativi al 2017 indicano che 236 donne hanno subito violenza psicologica, 177 donne hanno subito violenza fisica, 118 violenza economica, 41 violenza sessuale. Di qualsiasi declinazione si tratti, nel 40% dei casi la violenza è commessa da famigliari, dal coniuge o dal convivente, mentre il fenomeno non fa distinzione di etnia o di classe sociale. Dati in linea con il trend regionale, che hanno visto un aumento delle richieste di aiuto da parte delle donne in 14 centri distribuiti su tutto il territorio, con 3625 richieste accolte, numero in salita rispetto al 2016. Numeri elevati, ma che comunque non tengono conto di tutte le donne che per paura non chiedono aiuto.

Nel video l’intervista a Paola Santoro, Presidente Associazione Casa delle Donne contro la violenza di Modena