Sulla vicenda della Castelfrigo e sulle false cooperative indaga ora la Commissione Antimafia. Tutta la documentazione relativa alla complessa situazione è stata desecretata, ed è pronta per l’ispezione
Sulla vicenda Castelfrigo e sulle false cooperative indaga ora l’Antimafia. Tutta la documentazione relativa alla complessa situazione, arrivata sul tavolo della Commissione è stata desecretata, ma i lavori dovranno attendere il nuovo Governo e la nuova Commissione per poter iniziare. Tutto viene rinviato dopo il 4 marzo dunque. Ancora qualche mese dunque, a fronte dei tre e mezzo già intercorsi dall’inizio dello sciopero. I fascicoli fanno riferimento al dossier della Flai Cgil Emilia Romagna e racchiudono informazioni su quanto avvenuto in questi anni all’interno dell’azienda, insieme alle denunce degli ex soci lavoratori delle false coop appaltatrici. Sono diversi i punti su cui l’Antimafia potrebbe lavorare per verificare possibili infiltrazioni mafiose all’interno della Castelfrigo e delle cooperative. Ad esempio sul fenomeno del “nuovo caporalato” denunciato dagli stessi lavoratori adducendo particolari sulle loro condizioni di lavoro, come gli orari massacranti e il trattamento discriminatorio. In particolare gli scioperanti riconoscono nell’albanese Ilia Miltjan, detto “codino”, il “caporale della Castelfrigo”. L’uomo, coinvolto in una maxi-operazione di traffico internazionale di stupefacenti, è all’interno del Consorzio Job Service, di cui fanno parte le due coop appaltatrici denunciate dai lavoratori, la Work Service e la Ilia D.A.. Dai controlli dell’Ispettorato del Lavoro, effettuati tra il gennaio 2016 e il maggio 2017, era inoltre risultata un’evasione di più di un milione di contributi. Anche l’utilizzo di prestanome a capo delle coop potrebbe condurre l’Antimafia a svolgere ulteriori accertamenti.






































