Oggi ricorre la 26^ giornata mondiale contro l’incenerimento dei rifiuti. Modena, con il suo impianto di via Cavazza, è una delle realtà italiane dove se ne inceneriscono sempre di più
In dieci anni l’inceneritore di via Cavazza a Modena ha raddoppiato la quantità di rifiuti conferiti e bruciati fino ad arrivare quest’anno smpre più vicino alla soglia limite fissata in 240.000 tonnellate. Un Impianto che continua ad utilizzare milioni di metri cubi all’anno di acqua depurata, che pesa sul bilancio energetico ed ambientale, ma che giova sul bilancio di Hera che da ogni tonnellata di rifiuto bruciata guadagna due volte. Una per l’incenerimento, e una per la vendita dall’energia elettrica prodotta, ed immessa in rete. Mentre con la diffusione della raccolta differenziata sono calati esponenzialmente i rifiuti da destinare all’incenerimento, l’impianto di Modena continua a bruciarne sempre più. Con pesante impianto sull’ambiente e sulla salute pubblica anche dei cittadini che si impegnano a fare la raccolta differenziata. Dati che fanno riflettere, soprattutto alla luce della giornata mondiale contro l’incenerimento dei rifiuti che si celebra oggi in tutto il mondo. Alla già tragica situazione di inquinamento atmosferico a cui vengono sottoposti i cittadini (Modena è una delle Provincie con l’inquinamento atmosferico maggiore d’Europa), si aggiunge quello prodotto da dal grande inceneritore, che immette in atmosfera, nonostante i filtri ad alta tecnologia, fumi tossici e cancerogeni. Un danno riconosciuto tanto che anni fa venne definito il disagio ambientale”, ovvero un indennizzo versato nelle casse del Comune di Modena da parte di Hera. Per circa 1.650.000 euro l’anno. Fatto sta che i soldi non compensano i danni per la salute. Mai come in questi ultimi anni sono registrati in Provincia di Modena tanti problemi alle vie respiratorie e tumori. Il Registro Provinciale Tumori riporta dati allarmanti e percentuali in costate aumento anche se la serie storica è ferma al 2011. Ignorato fu il parere dall’Ordine dei Medici dell’Emilia Romagna e di quello di Modena quando nel 2003 tentarono di opporsi al raddoppio dell’inceneritore di Modena per non aggravare ulteriormente una situazione di inquinamento atmosferico già critica. Appello che cadde nel vuoto. Anch’esso incenerito.






































