I dati che emergono da un’analisi del Cresme alimentano il dibattito in corso sulla costruzione di nuove abitazioni
‘A Modena sono circa 93 mila le abitazioni esistenti, quasi 78.000 sono occupate, 15 mila non occupate o sottoutilizzate. 8.552 non utilizzate, cioè prive di allacciamenti alle utenze. Di queste, 2.876 sono in vendita o in attesa di essere locate o ristrutturate; le restanti 5.676 sono effettivamente non utilizzate’. Dati ufficiali, ricavati da un’analisi del Cresme che nel gennaio del 2014 l’Assessore Francesca Maletti diffondeva in Consiglio comunale, rispondendo ad una interrogazione presentata sul tema sfratti. Dati che la sezione modenese del Sunia (sindacato nazionale inquilini) rilanciò al rialzo, parlando di 17.000 alloggi non utilizzati nel gennaio scorso. Dati che forniscono un elemento forte di discussione nel dibattito che vede da un lato fronti sempre più ampi di cittadini riuniti in comitati per dire no alla costruzione di nuovi alloggi e dall’altro l’amministrazione comunale che punta proprio sulla costruire nuovi alloggi, anziché puntare al utilizzo o al riutilizzo di quelli già presenti. Gli strumenti ci sono e il confronto, a tratti scontro, è tre due visioni di città della casa e dell’abitare a Modena, visioni che le trasformazioni portata dalla crisi economica ha allontanato sempre più. I comitati chiedono che gli investimenti vadano nella direzione della riqualificazione o ristrutturazione degli edifici o per incentivarne l’affitto, magari a fasce più deboli della popolazione, come già succede, anche con numeri ancora lontani da soddisfare la richiesta, attraverso l’agenzia casa del comune che gestisce direttamente la locazione di un numero sempre più alto alloggi privati messi a disposizione dell’ente pubblico. Esiste infatti una fascia sempre più ampia della popolazione che pur non avendo i requisiti o le condizioni per accedere alle ex case popolari, ora Erp, faticano, per le mutate condizioni economiche, a sostenere la rata di un affitto a prezzo di mercato.
