Libertà di alimentazione nelle scuole: il senatore Dem si scaglia contro l’ipotesi di consentire ai bambini di portarsi il pranzo da casa
Il dibattito è aperto da alcuni mesi ed è tutt’altro che irrilevante. A scuola i bambini possono portarsi il pranzo da casa o devono per forza mangiare quello proposto loro dalla mensa dell’istituto che frequentano? Una sentenza del Tribunale di Torino del giugno scorso diede ragione ai genitori che chiedevano di potere preparare il pasto a casa ai propri figli, ma il quadro è tutt’altro che chiaro. Mentre la Regione Emilia Romagna ha preso tempo, in attesa di un accordo con le Ausl, il senatore modenese Pd Stefano Vaccari ieri si è scagliato nettamente contro la ‘libertà di alimentazione’ chiedendo al ministro dell’Istruzione Fedeli di intervenire. “La mensa scolastica è luogo di educazione alla convivialità, al valore del cibo e al rispetto reciproco. Per queste ragioni, a mio parere, è da scongiurare una situazione in cui ogni alunno possa consumare un pasto diverso dall’altro”.
Ma da dove deriva tanta acredine da parte del senatore Vaccari, definito ‘giovanotto’ in una famosa intercettazione? In Emilia Romagna, e non solo, leader assoluto nel settore della ristorazione scolastica è la cooperativa reggiana Cir Food. Il colosso cooperativa basa il 30% del fatturato proprio sul servizio mensa a scuola, lavora in 300 Comuni italiani e ‘sfama’ circa 200 mila bambini. Ovvio che se ogni bambino si portasse il cibo da casa, invece di pagare circa 5 euro a pasto, il problema per Cir Food sarebbe reale. Valutazione che il parlamentare modenese Pd non può non avere attentamente considerato.





































