Dopo la confessione davanti a Gip e Pm dell’esecutore Salvatore Vascoli, sembra aggravarsi ulteriormente la posizione della figlia di Luciano Pancaldi, vittima dell’accoltellamento

Il tentato omicidio a Luciano Pancaldi che ha scosso Vignola lo scorso autunno, sta cominciando ad avere contorni sempre più chiari. Ieri Salvatore Vascoli, avrebbe ammesso davanti al Gip e al Pm di essere stato lui ad accoltellare l’anziano in via dei Cappuccini nel tentativo di ucciderlo. Il 40 enne si sarebbe giustificato dicendo di aver compiuto il fatto per riscuotere i 10 mila euro promessigli dalla figlia della vittima, Cristina Pancaldi, e da suo marito Fabio Rasponi. Vascoli avrebbe raccontato nei dettagli l’intera vicenda, nata dall’incontro della coppia in un bar di Vignola dove sarebbe avvenuto l’accordo sull’azione e sul compenso. Dopo il fattaccio il sicario, convinto di aver portato a termine il compito con la morte di Pancaldi, avrebbe dormito nel garage dell’amico Rosario Sambasile, che potrebbe aver avuto il ruolo di mediatore tra i coniugi Rasponi e l’accoltellatore. Le indagini però sul ruolo di Sambasile sono ancora in corso, perché Vascoli nella testimonianza avrebbe spiegato di aver trattato coi mandanti da solo, quindi senza il coinvolgimento nei dettagli dell’amico 35enne. Sambasile infatti ha sempre negato di essere a conoscenza della preparazione e dell’esecuzione del fattaccio. E se questa posizione sembra alleggerirsi, non si può dire lo stesso di quella della figlia di Pancaldi. Cristina nei giorni precedenti all’accoltellamento avrebbe insistito con l’esecutore per attuare il piano al più presto per mettere le mani sull’eredità. Da chiarire anche la posizione del marito che sembrerebbe più defilata rispetto a quella della moglie.