Se è vero che studiare può costare caro, per chi sceglie l’Università di Modena e Reggio Emilia, forse, il conto è ancora più salato. Secondo quanto emerge dal monitoraggio del Ministero dell’Università e della Ricerca, le tasse a Unimore sforerebbero il limite di legge: la contribuzione studentesca tocca il 20,32% del Fondo di finanziamento ordinario, sopra il tetto del 20% stabilito dalla legge del 1997. Non un caso isolato. “Fuori norma” vi sarebbero anche altri otto atenei, quasi tutti al Nord: al primo posto il Politecnico di Milano (con una contribuzione studentesca pari al 34,81%), seguita dall’Università dell’Insubria, Ca’ Foscari di Venezia, Milano-Bicocca, Padova, Iuav Venezia, Pavia e Brescia. Il monitoraggio evidenzia quanto le tasse pesino rispetto ai trasferimenti statali. La legge limita la contribuzione studentesca al 20% per evitare squilibri tra università grandi e piccole, e tra territori più o meno ricchi. Ogni ateneo decide autonomamente le tasse, calcolate sull’ISEE e al netto di esoneri e borse di studio. Le organizzazioni studentesche, in particolare l’Udu, denunciano da tempo gli sforamenti, sottolineando che l’obiettivo è garantire tasse più eque e il diritto allo studio. Nel 2024, il Consiglio di Stato aveva già condannato l’Università di Torino a restituire 39milioni di euro agli studenti per lo stesso motivo. Il rischio ora è che altri atenei affrontino ricorsi simili. Per evitarlo, il ministero valuta criteri uniformi per calcolare la contribuzione e una maggiore flessibilità del Fondo di finanziamento ordinario, così da ridurre la pressione sulle tasse e gestire meglio le risorse universitarie.