Per non restare assassini, è un dovere chiedere perdono e aiutare a fare verità”. E’ il monito lanciato oggi dal cardinale Matteo Zuppi, presidente Cei e arcivescovo di Bologna, che ha celebrato questa mattina nella chiesa di San Benedetto la messa in ricordo delle vittime della strage alla stazione del 2 agosto 1980. “Oggi ci sentiamo tutti familiari delle vittime- dice Zuppi durante l’omelia- e tutta la città si fa parte civile, allora e oggi, per affrontare quelle ferite, per comprenderne le cause, per combattere il male e non abbandonarsi mai alla violenza. Dobbiamo ringraziare l’insistenza dei familiari, e viene da dire: se non ci fosse stata… Ci dovremmo preoccupare, cioè, di quando ci arrendiamo di fronte alla nebbia, quando non cerchiamo la verità e la giustizia. Facilmente ci si sarebbe arresi, se non per il desiderio di giustizia e amore di coloro che hanno subito questa ingiustizia”. Ora, invece, “si conoscono i nomi- sottolinea il cardinale- i responsabili, l’ideologia. Anche se manca sempre una parte di chiarezza e di giustizia, per riparare quello che la violenza ha distrutto”. Zuppi quindi ammonisce: “Per non restare solo assassini, è un dovere chiedere perdono e aiutare a fare verità, per chiudere con la violenza e le sue cause. La ricerca della verità consente di ricostruire i fatti e le responsabilità, è un modo per vincere il male”. In un altro passaggio dell’omelia, il cardinale rimarca: “Non è Dio che abbandona l’uomo. E’ l’uomo che abbandona l’uomo. E’ l’uomo che prepara la strage, che profana la vita e Dio. E Dio fa sue quelle croci. Gesù non resta distante e non è per nessuno un problema collaterale, come pensano invece sempre gli autori delle stragi, decidendo della vita del loro prossimo, bestemmiando Dio”.
La croce, afferma ancora Zuppi nel corso dell’omelia, “è la strage di Gesù. E ci ricorda anche la strage di tanti suoi fratelli più piccoli, come lui affamati, spogliati, assetati, torturati e stranieri per un mondo indifferente”. L’arcivescovo di Bologna fa quindi un parallelo tra il racconto evangelico della morte di Gesù e il 2 agosto 1980. “A mezzogiorno si fece buio su tutta la Terra- cita il passo dei Vangeli il cardinale- come si fece buio alle 10.25 in stazione, quando tutto crollò. E non posso dimenticare gli occhi di chi uscì da quel buio”. Poi esorta: “Guardate le età delle vittime. Quanti anni rubati”.
Alle 10.25 del 2 agosto 1980 “il tempo si è fermato- continua Zuppi- ma non solo per le 85 persone che hanno perso la vita: per i sopravvissuti, per chi ha perso una persona amata. Il tempo aiuta ad allargare lo sguardo, ma non è la guarigione. La guarigione è l’amore, e la vittoria sul male”. E’ ciò che ogni anno, dopo 45 anni dalla strage, “ci fa ritrovare qui in tanti- afferma il cardinale- quella terribile ingiustizia ci ha unito e ci continua a unire, per combattere sia quella stessa ingiustizia sia tutte le trame del male”. Perchè la memoria del 2 agosto 1980, sottolinea il presidente Cei, “ci aiuta anche a ricordare i tanti eventi e i tanti nomi di stragi che non vengono ricordati”.
La solidarietà della città intera per le vittime della strage alla stazione, chiosa Zuppi, “è poi diventata ricerca di giustizia. Non ideologica, ma reale”.